La Lega a Tremonti: "Niente scherzi" Berlusconi convince Bossi: no al voto

Fra il leader leghista e il ministro dell'Economia "patto degli ossi" su federalismo e stabilità dopo la cena di Calalzo di Cadore. Il Senatùr: "Bene Silvio sui numeri, non dice mai balle". Poi la telefonata del premier per salutare. Così Berlusconi aveva convinto Bossi: eviteremo il voto, asse saldo. Parte la caccia ad altri 20 deputati

La Lega a Tremonti: "Niente scherzi" 
Berlusconi convince Bossi: no al voto

Che non sia stata la solita «cena degli ossi» quella di ieri sera a Calalzo di Cadore lo ha testimo­niato l’insolita parsimonia di dichiarazioni da parte dei leghisti prima e dopo l’incontro.

Ha parlato Bossi. «La garanzia è Berlusconi», ha detto ieri sera con­fermando di essere stato convinto dal Cavaliere sulla solidità della maggioranza alla prova del federa­lismo. «Non dice mai balle il capo del governo», ha commentato a proposito dei dieci deputati in arri­vo a soccorrere l’esile maggioran­za Pdl-Lega.

La riunione invernale (quella estiva è ad agosto in concomitan­za­col genetliaco del titolare del Te­soro) tra il ministro dell’Econo­mia, Giulio Tremonti, e i vertici del Carroccio (Calderoli, Castelli, Zaia e Renzo Bossi) e gli «amici» Brancher e Ponzellini all’Hotel Ferrovia si è svolta in un clima un po’ più serioso del solito. Sia per­ché il premier Berlusconi, alla fi­ne, ha scelto di non intervenire e la sua presenza avrebbe un po’ stemperato il clima. Anche se la te­lefonata serale ai commensali è stata molto cordiale. Sia perché il Senatùr ha utilizzato il convivio come sede per dettare la linea. In­fatti, è sceso in sala con circa due ore di ritardo rispetto agli altri con­vitati, segnale che il filo diretto con Arcore non è stato mai inter­rotto.

Si vota a marzo? «Con questo so­le direi di no», aveva dichiarato il ministro per le Riforme ieri pome­riggio smentendo tutte le ricostru­zioni che vedevano l’ establish­ment leghista spingere per le ele­zioni anticipate assieme a un Tre­monti, intento a difendere la pro­pria linea rigorista da un eventua­le allargamento all’Udc spendac­cione. Su questo punto, però, Bos­si ha tenuto botta: imbarcare i casi­niani «non è possibile, sarebbe una continuazione della palude romana». E poi il quoziente fami­liare «lo abbiamo già messo», ha tagliato corto.

Va detto che, invecchiando, Bos­si è divenuto ancor più scaltro di quanto non fosse già. Il Senatùr ha compreso che Berlusconi è deter­minato a rafforzare a tutti i costi la maggioranza e remare in direzio­ne opposta rovinerebbe i rapporti con il Cavaliere. Bossi sa altrettan­to bene che un risultato imprevi­sto alle elezioni potrebbe accelera­re non solo la successione berlu­sconiana, ma anche la propria.

Ecco perché se l’è cavata con un «Tremonti basta e avanza» quan­do è stato interpellato sull’assen­za del premier. E ha confermato la fedeltà a Palazzo Chigi anche del ministro dello scacchiere: «Tre­monti non farebbe mai uno scher­zo, uno sgarbo a Berlusconi».

Insomma, al Cavaliere non c’è alternativa. Almeno sulla carta e, quindi, tutto resterà com’è se non accadranno imprevisti in Parla­mento. «Sono ottimista di natura, so che il federalismo lo porto a ca­sa e quindi tutto il resto lo mettere­mo a posto», ha aggiunto. Di qui l’input a minimizzare lanciato in prima persona. Una cena per defi­nire il percorso verso il voto? «No!». Gelo con Berlusconi? «Il freddo è nelle vostre teste», gli ha fatto eco Roberto Calderoli inter­pellato dai cronisti.

Umberto Bossi non è Gianfran­co Fini. Non gli interessano tatti­che e trabocchetti, va dritto al­l’obiettivo e per raggiungerlo de­ve riportare la dialettica con il pre­mier sui livelli normali. Ma, an­dando con la memoria alla «cena degli ossi» dello scorso agosto, non è la prima volta che il Senatùr opera una correzione di rotta. An­che cinque mesi fa interruppe la campagna per le elezioni anticipa­te e prefigurò un appoggio alla strategia del confronto parlamen­tare. E, tuttavia, c’era un piano-B: mantenere le posizioni nel caso l’esecutivo del Cavaliere fosse ca­duto.

Il fatto che pure

ieri il Senatùr ab­bia ripetuto che «il premier è Ber­lusconi » è solo la fotografia della situazione attuale. Il federalismo passerà anche perché il Pd ha pau­ra delle elezioni anticipate. Su tut­to il resto si vedrà.

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