Che non sia stata la solita «cena degli ossi» quella di ieri sera a Calalzo di Cadore lo ha testimoniato l’insolita parsimonia di dichiarazioni da parte dei leghisti prima e dopo l’incontro.
Ha parlato Bossi. «La garanzia è Berlusconi», ha detto ieri sera confermando di essere stato convinto dal Cavaliere sulla solidità della maggioranza alla prova del federalismo. «Non dice mai balle il capo del governo», ha commentato a proposito dei dieci deputati in arrivo a soccorrere l’esile maggioranza Pdl-Lega.
La riunione invernale (quella estiva è ad agosto in concomitanzacol genetliaco del titolare del Tesoro) tra il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e i vertici del Carroccio (Calderoli, Castelli, Zaia e Renzo Bossi) e gli «amici» Brancher e Ponzellini all’Hotel Ferrovia si è svolta in un clima un po’ più serioso del solito. Sia perché il premier Berlusconi, alla fine, ha scelto di non intervenire e la sua presenza avrebbe un po’ stemperato il clima. Anche se la telefonata serale ai commensali è stata molto cordiale. Sia perché il Senatùr ha utilizzato il convivio come sede per dettare la linea. Infatti, è sceso in sala con circa due ore di ritardo rispetto agli altri convitati, segnale che il filo diretto con Arcore non è stato mai interrotto.
Si vota a marzo? «Con questo sole direi di no», aveva dichiarato il ministro per le Riforme ieri pomeriggio smentendo tutte le ricostruzioni che vedevano l’ establishment leghista spingere per le elezioni anticipate assieme a un Tremonti, intento a difendere la propria linea rigorista da un eventuale allargamento all’Udc spendaccione. Su questo punto, però, Bossi ha tenuto botta: imbarcare i casiniani «non è possibile, sarebbe una continuazione della palude romana». E poi il quoziente familiare «lo abbiamo già messo», ha tagliato corto.
Va detto che, invecchiando, Bossi è divenuto ancor più scaltro di quanto non fosse già. Il Senatùr ha compreso che Berlusconi è determinato a rafforzare a tutti i costi la maggioranza e remare in direzione opposta rovinerebbe i rapporti con il Cavaliere. Bossi sa altrettanto bene che un risultato imprevisto alle elezioni potrebbe accelerare non solo la successione berlusconiana, ma anche la propria.
Ecco perché se l’è cavata con un «Tremonti basta e avanza» quando è stato interpellato sull’assenza del premier. E ha confermato la fedeltà a Palazzo Chigi anche del ministro dello scacchiere: «Tremonti non farebbe mai uno scherzo, uno sgarbo a Berlusconi».
Insomma, al Cavaliere non c’è alternativa. Almeno sulla carta e, quindi, tutto resterà com’è se non accadranno imprevisti in Parlamento. «Sono ottimista di natura, so che il federalismo lo porto a casa e quindi tutto il resto lo metteremo a posto», ha aggiunto. Di qui l’input a minimizzare lanciato in prima persona. Una cena per definire il percorso verso il voto? «No!». Gelo con Berlusconi? «Il freddo è nelle vostre teste», gli ha fatto eco Roberto Calderoli interpellato dai cronisti.
Umberto Bossi non è Gianfranco Fini. Non gli interessano tattiche e trabocchetti, va dritto all’obiettivo e per raggiungerlo deve riportare la dialettica con il premier sui livelli normali. Ma, andando con la memoria alla «cena degli ossi» dello scorso agosto, non è la prima volta che il Senatùr opera una correzione di rotta. Anche cinque mesi fa interruppe la campagna per le elezioni anticipate e prefigurò un appoggio alla strategia del confronto parlamentare. E, tuttavia, c’era un piano-B: mantenere le posizioni nel caso l’esecutivo del Cavaliere fosse caduto.
Il fatto che pure
ieri il Senatùr abbia ripetuto che «il premier è Berlusconi » è solo la fotografia della situazione attuale. Il federalismo passerà anche perché il Pd ha paura delle elezioni anticipate. Su tutto il resto si vedrà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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