Si riaccende lo scontro sulla riforma della legge elettorale e a sinistra riparte il teatrino del tutti contro tutti, con il Pd e il vice di Veltroni, Dario Franceschini, sotto tiro dopo aver lanciato la proposta di seguire la strada del modello francese. A dare l'altolà è Massimo D'Alema che, in un'intervista a "Repubblica" usa toni forti: "Domando, con tutto il rispetto: siamo impazziti? Che credibilità abbiamo con i nostri interlocutori? E che messaggio arriva all’opinione pubblica? Non capisco: dove si vuole andare a parare? Così - sostiene - salta tutto. Se è un fuoco d’artificio di Capodanno allora non vale niente. Ma se è una cosa seria, allora cambia tutto. È una novità clamorosa che ha un effetto devastante per le riforme, per il centrosinistra ed anche per governo".
Prodi fa finta di niente... Il presidente del Consiglio glissa sulla spinosissima (anche per lui) questione sulla riforma elettorale. premier lasciando Passo Campolongo, ai cronisti
che gli chiedevano un commento sulle tensioni, dovute anche alla discussione sulla legge 194, ha
risposto: "Sul problema della legge elettorale se ne parlerà in seguito, per il resto ci vediamo in pianura".
Il Pdci: "A sinistra cattivi maestri" Poi Marco Rizzo, coordinatore della segreteria del Pdci ribadisce la contrarietà del suo partito: "A sinistra ci sono cattivi maestri. Non solo si lavora per
arrivare ad una americanizzazione della politica ma addirittura alcuni vorrebbero il referendum. Ridurre tutto a
due soli partiti significa cancellare le voci critiche della società". "E' una provocazione da rispedire al
mittente", afferma Manuela Palermi, capogruppo del Pdci in Senato. "Non a caso la proposta piace alla destra. È non solo anticostituzionale, ma è anche un attacco diretto
alla coalizione di centrosinistra e al governo Prodi. Se ci si prepara così al confronto del 10 gennaio, forse la cosa migliore è evitare di incontrarci".
L'Idv: "C'è confusione nel Pd" Anche l'Italia dei Valori dice no. "Estemporaneità della proposta Franceschini mostra la confusione che regna nel Partito Democratico", dice il senatore Nello Formisano, capogruppo dell’Idv a palazzo Madama. «Noi dell’Italia dei Valori abbiamo già detto e ribadiamo che saremmo d’accordo qualunque ipotesi di legge elettorale - continua Formisano - che fosse simile a quella che disciplina l’elezione del sindaco, del presidente della Provincia e della Regione. Queste tre istituzioni - conclude Formisano - dopo le riforme sono state le più stabili d’Italia".
Bianco: "Non transigo sullo sbarramento al 5%" Sconcertato dall'uscita di Franceschini anche Enzo Bianco presidente della commissione Affari costituzionali del Senato e autore della bozza alla base del negoziato tra partiti sulla riforma elettorale. "Sulla soglia di sbarramento al 5% non transigo. Non c’è democrazia al mondo che si possa permettere 32 partiti, quelli che si contano al momento in Italia. E comunque, applicando quella soglia, non è che i partiti si ridurrebbero a due soli. Ne resterebbero probabilmente sei"., afferma in un colloquio che sarà pubblicato su Panorama in edicola domani. Bianco anticipa i punti sui quali è possibile arrivare a modifiche capaci di sbloccare una trattativa. Ai piccoli partiti che con lo sbarramento temono la scomparsa, Bianco replica: "Alla parola scomparsa preferisco la parola semplificazione. È in atto un processo, penso al Pd, al Partito della libertà, alla Sinistra arcobaleno, a quel che si è messo in moto al centro, che va incentivato. Insomma, si aggreghino anche loro". Quel che si può offrire ai partiti medi è una diversa disciplina per l’utilizzazione dei resti elettorali (cioè i voti non utilizzati per eleggere parlamentari) e il principio del doppio voto, grazie al quale sarebbe più facile organizzare la cosiddetta "desistenza". A chi teme che i piccoli partiti per superare lo sbarramento possano federarsi per le elezioni, salvo poi tornare a separarsi dopo il voto, Bianco risponde: "Questa furbizia sarà impossibile, perché alla mia riforma va affiancata una modifica dei regolamenti parlamentari prevedendo che ad ogni gruppo parlamentare debba corrispondere un simbolo presentato alle elezioni. Non sarà possibile, da un solo simbolo, far discendere più gruppi, con relativa molteplicità dei finanziamenti".
I verdi: "Veltroni chiarisca..." Lo chiede a gran voce anche il verde Paolo Cento: "È del tutto evidente che tra la proposta di Veltroni e quella di Franceschini vi è una differenza sostanziale che non può che aumentare la confusione in un dibattito di per sè già complesso. Se da una parte è auspicabile che il Pd trovi una sua proposta unitaria dall’altra anche questa confusione è la conferma dell’errore di metodo perseguito dal Pd: il non ricercare innanzitutto la via del confronto all’interno del centrosinistra prima di avventurarsi in proposte estemporanee e scarsamente comprensibili". Per Cento "la via maestra è quella dell’accordo prioritario nel centrosinistra sulla base di un modello elettorale che garantisca governabilità, pluralismo nella rappresentanza politica, capacità di scelta degli elettori dei propri rappresentanti in Parlamento".
Pannella: "Saltano i fortilizi" "Saltano i fortilizi e le roccaforti. Semmai si potrebbe temere che franino costruzioni di sabbia in corso...". Così Marco Pannella commenta gli ultimi sviluppi del confronto-scontro politico sulla riforma elettorale. "Da D’Alema a tutti i leader Ds, e attualmente Pd, ci avevano sempre dichiarato - fa notare Pannella - che la loro propensione era per il doppio turno alla francese, ma che appariva loro troppo difficile realizzarlo. Adesso l’alternativa storica di riforma, e non di perseguimento di piccola controriforma, si gioca oggettivamente fra questo doppio turno alla francese puro e il sistema anglosassone che comporta l’uninominale secco. Proprio questo ho sentito ieri riproporre dal senatore Lucio Malan (Fi), che ha fatto riferimento a iniziative anche legislative che tra il 1994 e il 1997 godevano anche dell’alto e proclamato beneplacito di Silvio Berlusconi».
Rifondazione: Franceschini ci porta al referendum Il rilancio del modello francese "è un operazione che fa fare più passi indietro rispetto agli avanzamenti del dialogo che si sono già registrati e che anche il presidente della Repubblica ha sollecitato", anche Gennaro Migliore, capogruppo del Prc alla Camera, boccia la proposta senza appello. "Sono d’accordo con D’Alema sul fatto che questa sortita tattica può far saltare tutto. Non vorrei che alla fine dietro a tutto ci sia la volontà di correre verso il referendum".
An: "Giù le mani dal referendum" La polemica si allrga anche sul fronte del centrodestra, con Maurizio Gasparri, di An: "Giù le mani dal referendum - dice -. È l’unica soluzione per rafforzare il bipolarismo e spazzare via i partiti pretesto di chi vuole solo poltrone per sè e i familiari. Lo sanno tutti che nessuna legge passerà in parlamento. E Prodi smetta di fare pressioni sugli ex ministri dell’ulivo destinati alla consulta dalle lottizzazioni di regime. La scelta spetta ci cittadini". Mentre il segretario della Dc, Gianfranco Rotondi avverte: "Sono d’accordo con D’Alema: la proposta di Franceschini fa saltare tutto, tranne che egli non la imputi allo spumante di Ferrara".
L'Udc: "Referendum rischio per la legislatura" L'uddicino Pionati conferma la linea Maginot del suo partito: "Come ha sottolineato il capo dello Stato, i tempi
per la riforma elettorale sono maturi. Il consenso per il modello proporzionale tedesco è ampio.
Chi si mette di traverso, puntando al referendum con proposte confuse e contradditorie, pone a rischio la
legislatura e dimostra di non avere a cuore né le riforme né gli interessi del Paese".
Fi: "Unione in mille pezzi" E l'azzurra Isabella Bertolini commenta con durezza: "Legge elettorale? L’Unione è nel
marasma più totale. La proposta di Franceschini ha fatto esplodere in mille pezzi una maggioranza che
ormai è tale solo di nome. Con questo caos il centrosinistra rende praticamente impossibile il dialogo. Se
questo è un altro patetico espediente per salvare Prodi e il suo sgangherato governo, siamo veramente
alla farsa. Il peggior esecutivo della storia repubblicana non reggerà comunque". E Renato Schifani, capogroppo di Forza Italia al Senato aggiunge: "Ogni idea lontana dalla proposta presentata in Parlamento allontana la possibilità di una soluzione. In questo momento sarebbe preferibile parlare un pò meno e attenersi al lavoro del Parlamento in
attesa della sentenza della Consulta. In Senato vi è una proposta sulla quale si sta
lavorando lontana dal modello francese".
Calderoli: Pd poco credibile Per la Lega da Veltroni e Franceschini arrivano proposte ondivaghe. "Il Partito Democratico, il suo segretario e il suo vice, dopo oltre due mesi e mezzo di vita politica e di attività, non appaiono come interlocutori credibili. Con le proposte ondivaghe in materia di riforma elettorale avanzate da Franceschini stanno realizzando veramente le "divergenze parallele" - sostiene Roberto Calderoli - e mi fanno pensare che, a questo punto, l’unica persona con cui si debba tentare di dialogare sia proprio Prodi che, per lo meno, risicata o tirata per le orecchie, una maggioranza numerica, seppur non politica, ha finora dimostrato di averla.
Veltroni e Franceschini, invece - prosegue - non si sa se abbiano neppure in mano il proprio partito, e comunque sicuramente non D’Alema! A questo punto di legge elettorale ne parleremo con Prodi, che però farebbe bene a darsi una mossa...".
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