«Legge iniqua che aumenta l’Ici Pronti a ricorrere alla Consulta»

L’accusa di Sforza Fogliani: «Così anche l’addizionale Irpef schizzerà in alto»

da Milano

«Il catasto patrimoniale offende, anzi calpesta lo Stato di diritto: se il Parlamento non fermerà questa legge iniqua, la impugneremo alla Corte Costituzionale». Corrado Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia, va all’attacco del governo, dopo il via libera della commissione Finanze della Camera al disegno di legge delega sulle rendite finanziarie che contiene il cosiddetto «pacchetto casa», riforma catastale compresa.
Un provvedimento a cui siete contrari, e non da oggi.
«Certo, e non siamo i soli. Lo stesso Servizio studi della Camera ha espresso forti obiezioni al catasto patrimoniale, che si aggiungono alle molte contestazioni provenienti dall’opposizione e perfino dalla stessa maggioranza. Ma non sono state prese in considerazione, esattamente come l’appello al Parlamento delle 17 organizzazioni del mondo immobiliare. Così si torna indietro, addirittura a prima dell’Unità d’Italia, perché da quando esiste lo stato liberale il catasto è sempre stato reddituale. E il tanto sbandierato sgravio Ici si rivela per quello che è: una presa in giro».
In che senso?
«Tanto per cominciare, gli sgravi partirebbero solo dal 2008 e sono collegati all’entrata in funzione del nuovo catasto. Contemporaneamente, ai Comuni vengono attribuiti pieni poteri (mentre la Finanziaria prevedeva solo funzioni partecipative) nella revisione degli estimi in senso patrimoniale. E qualcuno può veramente credere che i Comuni, trovandosi a disposizione una base imponibile triplicata grazie al nuovo sistema basato sui valori e non sui redditi, si daranno da fare per diminuire le aliquote dell’Ici? Altro che “sostanziale invarianza del gettito”: questi sono specchietti per le allodole».
Quindi, secondo lei non cambierà nulla?
«Anzi, sarà anche peggio di quanto non sia ora: perché aumenteranno non solo l’Ici, ma anche le imposte statali con base catastale. Tanto più che nessuno ha spiegato come dai valori si possano derivare rendite catastali eque: o meglio, il governo parla di applicare coefficienti di redditività, ma si rifiuta di censire i redditi reali. Come dire che i coefficienti se li inventa: e allora tanto vale dire che il catasto non serve a niente, e abolirlo del tutto, così magari si risparmia sulle spese».
Questa è ovviamente una provocazione...
«Fino a un certo punto. Tanto più che quello che il governo toglie, si fa per dire, con una mano, se lo riprende con l’altra, e sempre con la stessa legge».
In che modo?
«Se legge l’articolo 4-bis, vedrà che è prevista una compensazione ai Comuni per la diminuzione dell’Ici «anche mediante incremento della compartecipazione ai tributi erariali». Traduzione: aumenta l’addizionale comunale Irpef. Altro che affermare che le tasse diminuiscono, come fa la maggioranza con tanta enfasi: quand’anche ci fosse un beneficio a livello nazionale, ci penseranno le tasse locali a farlo sparire. La verità è che l’operazione catasto serve solo al governo per fare cassa».
È la stessa critica che gli autonomi muovono agli studi di settore.
«Sì, ma mentre gli studi sono impugnabili, almeno teoricamente, per le tariffe d’estimo è impossibile, se non per motivi di legittimità: ma sulla loro congruità non si può discutere. È una cosa che grida vendetta, in uno Stato di diritto».


E voi che cosa intendete fare?
«Speriamo che l’aula parlamentare rimedi ai danni della commissione: altrimenti impugneremo il catasto patrimoniale alla Corte Costituzionale, che l’ha già definito “espropriativo” in una sentenza del 1994».

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