Una legge sulla blasfemia per perseguitare i cristiani

RISCHI Padre Cervellera «In Europa la sentenza sul crocifisso aiuta gli estremisti»

RomaSalvare i cristiani del Pakistan dalla persecuzione del fondamentalismo islamico, perpetrata attraverso la legge sulla blasfemia. Salvare il mondo occidentale dal morbo del relativismo che punta alla cancellazione dell’identità e dei valori cristiani, come dimostra la decisione della Corte per i diritti dell’uomo di Strasburgo sul crocifisso. È il monito di Padre Bernardo Cervellera, missionario, esperto di politica internazionale e direttore dell’agenzia Asianews, che accoglie e rilancia la richiesta di aiuto giunta dalla comunità cristiana del Pakistan, circa 4 milioni a fronte di circa 160 milioni di musulmani. Una comunità assediata e perseguitata, come altre minoranze religiose, in un Paese dove la stessa Costituzione ha in sé le premesse per la discriminazione dei non musulmani. Una legge in particolare, quella sulla blasfemia, rappresenta l’arma in mano ai fondamentalisti per colpire chiunque.
«La legge sulla blasfemia è in vigore dal 1986 e prevede prigione e pena capitale per tutti coloro che offendono il Corano o Maometto» denuncia Cervellera che lascia a Padre Emmanuel Mani e a Peter Jacob, rispettivamente direttore nazionale e segretario esecutivo di Giustizia e Pace in Pakistan, testimoni diretti di questa tragedia, il compito di raccontare come in questi 23 anni la legge sulla blasfemia sia servita per giustificare una serie di massacri e per mettere a tacere tutte le minoranze, non solo cristiane ma anche musulmane come gli sciiti o gli indù ed i sikh. Gli ultimi episodi la scorsa estate quando piccoli villaggi sono stati presi d’assalto, le case sono state incendiate e la chiesa locale profanata e distrutta. Non c’è dubbio per Padre Mani: esiste una campagna d’odio orchestrata dagli imam e dagli estremisti ed il governo in carica pur essendo a conoscenza delle incursioni non fa nulla per contrastarle. La legge sulla blasfemia è come un’arma in mano ai fondamentalisti: non occorrono prove e se una persona viene accusata di aver offeso il Corano tutto il suo villaggio viene attaccato e distrutto. Ecco perché i cristiani del Pakistan chiedono che la comunità internazionale si mobiliti contro questa norma.
«La legge sulla blasfemia, come altre che si ispirano alla sharia in Pakistan, sono segno di una crescente islamizzazione del Paese, sottoposto da un lato alla pressione militare e culturale talebana e dall’altro alla chiusura verso la modernità degli imam che predicano e insegnano nelle madrassah», dice Padre Cervellera che invita Italia ed Europa a riflettere su quanto accade non soltanto in Pakistan. Una sentenza come quella che vieta la presenza del crocifisso nei luoghi pubblici, secondo Padre Cervellera, è frutto di una «vuota tolleranza relativista» che ha gli stessi obbiettivi del fondamentalismo islamico: eliminare i segni e le personalità cristiane. Per il missionario è in atto una «strana connivenza» fra relativismo anticristiano e estremismo islamico che spiega l’appoggio dato da «diversi paesi occidentali verso risoluzioni Onu, volute in origine dai paesi islamici, che puntanto ad attuare una legge contro la blasfemia a livello internazionale». Risoluzioni che, se fossero attuate «potrebbero scardinate la convivenza mondiale».

Il relativismo spinge i cristiani ad una sorta di «privatizzazione della fede» ad una esclusione della religiosità dall’ambito pubblico.
Ma se la religione «viene messa tra parentesi nessuna convivenza sarà possibile», conclude Padre Cervellera.

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