Politica

Lenti e senza coraggio: come fidarci dei tecnici?

Con la nomina di Mario Monti, Napolitano ha "sospeso" la democrazia. Ma il neopremier adesso fa tremare persino sponsor e amici

Lenti e senza coraggio: come fidarci dei tecnici?
Il professor Monti è stato ripreso anche dai suoi amici e sponsor . Sei troppo lento. Non comuni­chi politica. Non hai abbastanza coraggio. Il quotidiano di Scalfari e Mauro non è solo la tribuna antiberlusconiana che sappiamo, e in questa veste promotore della formula nichilista TTB (Tutto Tranne Berlusconi), è anche un giornale-antenna, e sa che cosa succede nei mercati fin troppo bene. Così oggi spara sui tempi lentocratici del governo tecnico. Il Corriere della sera non è soltan­to il grande imboscato politico che sappiamo, il giornale terzista, ha anche edito­rialisti di parte liberale e cronisti informati sui fatti, come certi testimoni nei processi, e spiega ai rispar­miatori come difendersi dalla brutta china in tem­pi di governi tecnici che stentano a ingranare, e so­no sommersi dalle peggiori notizie dall’inizio del­l’euro, e implora a Monti di non essere Monti: co­munica, offri una visione al Paese

incerto, battiti in Europa! L’editorialista Barbara Spinelli è passata con buoni argomenti dal moralismo del Palasharp, sotto la parola d’ordine «italiani brutta gente», a un’analisi impeccabile dei difetti di arrogante presunzio­ne della G­ermania attendista e cri­saiola della Merkel, che crede nel­la vecchia ideologia della «casa in ordine» («Haus in Ordnung», con i conti a posto e una visione puniti­va dell’economia finanziaria) mentre la casa brucia il suo patri­monio sotto il fuoco vivo della spe­culazione globale. Bene, si fanno progressi in casa progressista.

Ma è solo un paradosso, se non una mascherata. Si può convinta­mente pensare che un comitato di professori abbia l’energia di anda­re oltre una routine di accademia delle riforme, magari concertate e vistate e timbrate dagli stessi pote­ri che dovrebbero essere riforma­ti? Hanno titolato il giornalone di Confindustria, a caratteri cubitali: «FATE PRESTO». E intendevano: fate presto a cacciare Berlusconi e a mettere al suo posto un bocco­niano del giro grosso. Ora non pos­sono titolare: «FATE CON CAL­MA ». Ovvio. Secondo l’ Economist di Londra e il New York Times sia­mo a un passo dal break up , dal ba­ratro in cui potrebbe precipitare la moneta più indifesa del mondo, quell’euro che comporta rischi di cui nessuno intende assumersi la paternità, che nessuno ha in ani­mo di tenere in conto.

E le banche, ci informano, si preparano al lieto evento del caos generalizzato da rottura dell’integrità monetaria europea. Ma può un governo che gode al massimo di una legittima­zione segreta, che ha un rapporto da pizzini e da incappucciati con il Parlamento e con la maggioranza tripartita che si vergogna di sé, che non esprime una visione, né quel­la già berlusconiana né quella al­ternativa che la sinistra italiana non ha mai partorito, impegnata com’era nella pornopolitica, può un simile governo salvare i conti e promuovere lo sviluppo?

Si dirà. Troppa grazia. Adesso non ci si può mettere a invocare miracoli. È il momento del passo sicuro,disciplinato,graduale,con­certato con i titolari franco-tede­schi della crisi attuale. Un po’ di ri­spetto per della brava gente che si è appena insediata e fa i primi pas­si nella giungla del debito europeo e della sua prospettiva di collasso. Non mi manca, e non dovrebbe mancare alla destra italiana, per quanto travolta dai fatti, il rispetto per il senso comune. Non preten­do la luna. Ma che cosa posso reali­sticamente pretendere? Qui sta il problema. Ed è un problema di Monti, di Passera, della Fornero, ma anche di Giorgio Napolitano, il capo dello Stato che ha messo la sua irresponsabilità politica, defi­nita rigorosamente in Costituzio­ne, al servizio di una immensa e te­meraria responsabilità politica, quella di indicare la via tecnocrati­ca all’uscita dalla crisi, nella forma della sospensione della regola di sovranità democratica più impor­tante, secondo cui è il corpo eletto­rale che decide chi governa, l’auto­governo dei cittadini.

Il fatto è che la sospensione del­la d­emocrazia non è e non può es­sere totale. Non ci sono carri arma­ti in giro. È pieno di professorini ca­paci di spiegarti che un governo che ha la fiducia delle Camere è pur sempre un governo legittimo, e ci mancherebbe. Ma della politi­ca resta il peggio. Il meglio è un programma discusso con i cittadi­ni, in una campagna di verità e di emergenza, ricette alternative le­gittimate dal voto. Il Paese sceglie e fa.Che è per l’appunto quel bene che ci siamo negati con la farsa del­l’antiberlusconismo ideologico. Il peggio che resta è un’asse tripar­tita che prepara il futuro delle lea­dership e il destino elettorale di movimenti entrati nella clandesti­nità istituzionale, un fenomeno che non si era visto nemmeno nei tempi opachi e tragici del compro­messo storico, del terrorismo al­l’ombra della guerra fredda. I go­verni di unità nazionale fecero al­cune cose buone e molte cose cat­tive, e fu quello il periodo in cui co­minciammo a scaricare sul debi­to pubblico l’incapacità della vec­chia Repubblica di fare riforme e modernizzare questo Paese, ma erano governi politici.

Ressero agli urti che dovevano reggere. Di questo governo impolitico, che anche i suoi amici invitano a fare in fretta e ad avere coraggio,carat­teristiche tipiche di chi ha un’inve­stitura popolare e decide di usar­la, come facciamo a fidarci?

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