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Leonardo da Vinci, grave sgarbo al Comune

«È evidente che qualcuno pensa ancora che Fiumicino sia un quartiere di Roma». È furibondo il sindaco Mario Canapini. Anche se il tono di voce resta pacato le parole sono durissime. «Sono sordi a ogni nostra sollecitazione. Rischiano di creare un nuovo Dal Molin, o un nuovo caso-Tav. Con i cittadini a protestare perché non sono stati presi in considerazione mentre le scelte sono state fatte piombare dall’alto».
La vicenda è quella dell’ampliamento del Terminal C del Leonardo da Vinci. Un progetto da 179 milioni di euro (25 dall’Enac, 40 dallo Stato e il resto recuperato dall’autofinanziamento) presentato ieri in Campidoglio i cui lavori cominceranno in autunno per concludersi nel 2009. Verrà realizzata una nuova struttura da 24 gate in grado di ospitare 6 milioni di passegggeri. Ma, ed ecco il punto, se erano presenti il sindaco di Roma Veltroni, il ministro dei Trasporti Bianchi, il presidente di Enac Riggio, il direttore centrale di Adr Franco Giudice e, addirittura, il consigliere d’amministrazione di Gemina Alessandro Grimaldi, chi mancava era proprio Canapini. E non si è trattato di un errore. Il sindaco di Fiumicino non è stato proprio né invitato né, tantomeno, informato. «Non ci hanno chiesto un parere o mandato il progetto - prosegue il sindaco -. E, a questo punto è forse la cosa meno importante, non si sono nemmeno degnati di invitarci».
Ma lo sgarbo di ieri è solo l’ultimo di una lunga serie. «Durante la lite sull’azionariato di Adr - continua Canapini - fu presentato un piano di sviluppo a lungo termine che prevedeva l’allargamento dell’aeroporto per un quarto e un quinto terminal in direzione Maccarese. Su un’area di pregio ambientale su cui ci sono molte tutele. E anche in questo caso nessuno ha chiesto il nostro parere». Stessa cosa quando fu deciso il trasferimento di molti voli «low-cost» da Ciampino al Leonardo da Vinci. Vengono chiamate a discuterne l’amministrazione del piccolo comune sovraccaricato dal traffico aereo, quella di Roma, l’Enac, Adr ma non Fiumicino.
È in quel momento, circa un mese fa, che Canapini prende carta e penna e scrive al ministro dei Trasporti, a Marrazzo, Gasbarra e ai presidenti di Enac e Adr. «Ho ricordato loro che, anche se la legge lo consente è difficile dar corso alle opere senza il consenso dei cittadini. Per questo ho chiesto un tavolo interistituzionale per concordare i piani di sviluppo dell’aeroporto con il territorio». Risultato? Hanno risposto solo Gasbarra e l’Enac che condividono l’idea di Canapini. Dagli altri solo silenzio.
Tornando ai lavori presentati ieri il sindaco di Fiumicino annuncia battaglia. «Se questo è il metodo che il nuovo cda di Adr, l’Enac e altri enti intendono usare per gestire i rapporti con Fiumicino ci regoleremo di conseguenza. Ci faremo sentire in tutte le sedi anche perché non siamo pregiudizialmente contrari allo sviluppo dell’aeroporto ovviamente. Ma non vorremmo che il nuovo piano venisse calato dall’alto. E mi dispiacerebbe se questo diventasse un nuovo caso-Tav».
Sulla presentazione del progetto ieri, poi, restano altri punti oscuri.

Per Adr infatti era sì presente il direttore centrale Franco Giudice (e il consigliere di Gemina, che ha una quota importante nell’azienda, Alessandro Grimaldi) ma mancavano «pezzi» più importanti quali il presidente Fabrizio Palenzona e l’amministratore delegato Maurizio Basile. «È la riprova - conclude Canapini - che il nuovo cda di Adr è di spaccato e che questa è un’iniziativa tutta politica. Che nasce per volontà di Bianchi e Veltroni. Un altro mezzo per avere visibilità».

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