La lettera di Brega Massone: «Pentito per quelle operazioni»

C’è un prima, e c’è un dopo. Detto con le sue parole: c’è «ieri», e c’è «oggi». C’è che «oggi ho bisogno di conferme, anche dal tribunale, di quelle che furono le mie scelte». Più che un pentimento vero e proprio, sembra una prima crepa nelle certezze di un imputato che si è sempre detto innocente. Pier Paolo Brega Massone, l’ex primario di chirurgia toracica della clinica Santa Rita accusato di omicidio, lesioni e truffa al sistema sanitario, dopo 17 mesi è uscito dal carcere. Per il gip Micaela Curami, che l’ha rimesso in libertà contro il parere della Procura, sono cessate le esigenze cautelari. Anche in ragione di una lettera - quattro pagine scritte a mano - che Brega, difeso dall’avvocato Massimo Pellicciotta, ha inviato nei giorni scorsi al giudice.
«Gentile dottoressa Curami - inizia Brega - nel corso del processo ho avuto modo di esercitare il diritto di difendermi, che sto portando avanti nel tentativo di giustificare gli interventi effettuati, che ho sempre creduto di aver eseguito rispettando le regole e le procedure operatorie». «Al processo - prosegue - ho rivendicato le scelte operatorie prese alla luce delle mie convinzioni “di ieri”, ossia del periodo in cui le stesse venivano fatte». E «solo in questa chiave ho detto ai giudici del dibattimento che avrei rifatto quegli interventi». Poi, qualcosa cambia. «In effetti, “oggi” sono convinto che ho bisogno di conferme di quelle che furono le mie scelte».
Ancora. «Sono detenuto nel carcere di San Vittore ormai dal 9 giugno 2008, e nell’ultimo periodo di carcerazione ho avuto modo di elaborare e rielaborare le accuse rivoltemi». È il dubbio che si fa strada. «Il lungo processo che sto vivendo - insiste - mi ha portato a ripensare la mia attività di chirurgo, anche in chiave critica, sull’operato di allora. Se, infatti, ero convinto di aver effettuato delle scelte corrette, oggi non posso che affermare che attendo con serenità il giudizio del Tribunale». E «se tale giudizio coinciderà con le ipotesi accusatorie, io non solo non potrò svolgere l’attività medica per ordine delle Autorità, ma non avrò nemmeno moralmente il diritto di farlo, qualunque sia l’entità della pena che il tribunale riterrà di infliggermi se mi riterrà colpevole, e ciò significherà anche che avevo sbagliato le mie scelte». Nel frattempo, sottolinea l’ex primario, «ho da subito e spontaneamente formalizzato all’ordine dei medici la mia autosospensione fino alla definizione dei processi, con una decisione maturata anche nell’interesse dell’onorabilità e del prestigio di chi svolge la professione medico-chirurgica»». Una decisione che Brega definisce «irrevocabile» e «sorta dalla necessità di riflettere, a fronte delle numerose contestazione mossemi, in ordine alla correttezza delle scelte da me operate».
Ed è a partire da «tali sincere premesse» che Brega chiede al giudice di «rivalutare l’attualità delle esigenze cautelari». Perché «17 mesi trascorsi in carcere hanno profondamente segnato qualsiasi tipo di valutazione sulla mia vita futura, anche professionale». Inoltre, «non può dubitare che, anche se liberato, io non intendo ripropormi come medico in alcun contesto, e ciò fino alla fine di tutti i processi a mio carico». Per l’ex primario, ora, conta altro. «Questo duro periodo di restrizione mi ha permesso di capire come la mia professione sia comunque in secondo piano rispetto agli affetti personali da cui mi sono ritrovato distaccato». E in particolare da «mia figlia di 7 anni, che ha iniziato il secondo anno della scuola elementare ancora senza di me e che ha la necessità di avere vicino suo papà senza doverlo incontrare saltuariamente all’interno del carcere come avviene da oltre un anno e quattro mesi».
Così, Brega Massone torna libero. Ha convinto il giudice, ma non la Procura.

Che, per le prossime udienze, prepara una durissima requisitoria nei confronti del medico che, in un sms intercettato, si era definito «l’Arsenio Lupin della chirurgia». Per altri, però era solo il bisturi più spregiudicato che operasse alla «clinica degli orrori».

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