Letteratura

Il "male africano" e l'avventura come cura in un emozionante diario di viaggio

Nel suo romanzo “Danzando sotto la pioggia” edito da Santelli, Stefano Floris ripercorre le tappe del suo viaggio nel continente africano per dare sfogo ad un inaspettato senso di rinascita

Il "male africano" e l'avventura come cura in un emozionante diario di viaggio

C’ è un detto molto noto in Africa che recita “La vita non è aspettare che passi la tempesta ma imparare a ballare sotto la pioggia”. È ciò che ci insegna il giornalista e guida safari Stefano Floris nel suo romanzo autobiografico “Danzando sotto la pioggia” edito dalla casa editrice Santelli. In questo libro Stefano mette a nudo le sue fragilità, i suoi pregi e difetti narrando con maestria e vivacità un periodo particolare della sua vita caratterizzato da perdite, sconfitte ma anche tante rinascite, gioie, scoperte e avventure.

Ad animare questo periodo è quello che lui definisce “mal di Africa”, una sorta di attrazione innata nei confronti di questo continente, un amore smisurato trasmesso da suo padre sin da piccolo e che egli non potrà fare a meno di assecondare. La sua passione per il mondo africano, i suoi paesaggi immacolati, la sua natura selvaggia e la sua cultura lo indurranno in più di un’occasione a partire per immergere completamente anima e corpo nelle sue suggestive atmosfere per poter assaporare emozioni e sensazioni inedite che solo questa terra è in grado di donare. Ciò lo motiverà nella decisione di diventare una competente guida safari, una passione che si tramuterà in un lavoro al quale si dedicherà con coraggio, motivazione, determinazione e soprattutto amore perché, in fondo, alla base di ogni lavoro ci deve essere questa componente, che fa davvero la differenza e dona una marcia in più quando ci si trova ad affrontare traversie e imprevisti che sono sempre in agguato.

“Danzando sotto la pioggia” è una sorta di diario di viaggio di un uomo che ha dovuto scavare nel profondo di se stesso nelle diverse occasioni in cui la vita lo ha messo letteralmente a dura prova. È una storia di una rinascita graduale in cui il viaggio gioca un ruolo fondamentale. Leggendo questo libro, soprattutto la parte in cui il protagonista decide di intraprendere con la sua compagna la folle avventura di percorrere 20.000 chilometri in treno in 44 giorni, facendo tappa in diverse capitali e città partendo dalla Sardegna per giungere come in Vietnam alla ricerca di sardi che si sono trasferiti in diverse zone del continente europeo, in Russia e in Cina e documentando il tutto con video e foto memorabili, è inevitabile lasciarsi invadere dalla voglia di partire con zaino in spalla per affrontare un viaggio altrettanto avventuroso e ricco di emozioni.

In questo romanzo che si legge con tanta curiosità e fame di conoscenza Stefano Floris sottolinea l’importanza del viaggio come occasione per mettersi in gioco, imparare tante cose nuove su luoghi, culture e popoli ma anche su sé stessi, socializzare e crescere ed evolvere umanamente parlando. Ci insegna che in un viaggio non è importante la meta ma il percorso che spesso può essere anche pieno di imprevisti e traversie che mettono a dura prova.

Il vero viaggiatore è colui che sa trasformare queste difficoltà in occasioni per apprendere qualcosa di nuovo, per sperimentare e osare. Grazie alle situazioni impreviste spesso ci si mette “a tu per tu” con parti del proprio essere e capacità che nemmeno credevamo di possedere. Un altro insegnamento che si coglie da “Danzando sotto la pioggia” è che la felicità assume un valore diverso e inedito quando viene condivisa con qualcuno di speciale in grado di farci sentire a proprio agio e con il quale condividere interessi, scoperte e avventure significative che lasciano il loro segno nella memoria e nel cuore. Dal suo libro emerge uno spiccato valore umano e di amicizia.

Stefano Floris nonostante batoste, tradimenti e porte chiuse in faccia si scopre innamorato della vita grazie al viaggio. Ciò attiva un “moto dell’anima” nel lettore e lo induce a credere ancora nel genere umano nonostante le cattiverie e le atrocità che è in grado di compiere e di cui l’autore parla quando affronta la tematica del bracconaggio praticato a dismisura e senza etica e morale nel continente africano. Un libro che stimola la curiosità di chi lo legge, lo motiva ad affrontare con determinazione e passione le proprie avventure di viaggio e non solo infondendo positività e voglia di riemergere dalle sconfitte e dai fallimenti che sono tappe obbligate nel corso dell’esistenza.

Un romanzo che consiglio a chi ama perdersi nel viaggio per rinascere sotto nuove spoglie e in chi non può fare a meno di assecondare il proprio spirito avventuriero che lo sprona ad imbattersi in ogni sorta di avventura per sentirsi vivo.

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