Il via libera da Teheran: «Sì al comando italiano Prodi è nostro amico»

Teheran. «Romano Prodi e il suo governo di sinistra sono considerati amici dal governo di Teheran e, secondo molti Paesi arabi, sono super partes». È così che Ahmad Zeidabadi, noto analista iraniano ed esperto della politica mediorientale, spiega all’agenzia Aki-AdnKronos International perché Teheran approva l’ipotesi che sia l’Italia a guidare la forza d’interposizione delle Nazioni Unite che dovrebbe garantire il cessate il fuoco tra Libano e Israele. «Se alla guida del governo di Roma ci fosse stato Silvio Berlusconi - prosegue l’analista -, la Repubblica Islamica non avrebbe mai consentito all’Italia di assumere il comando delle forze internazionali nel Libano». «Chiunque partecipi alla forza internazionale che andrà in Libano - sottolinea Zeidabadi - non troverà nella Repubblica Islamica un ostacolo fino a quando si limiterà a fare da forza di cuscinetto e non si metterà in testa di voler applicare alla lettera l'ultima risoluzione del Consiglio di Sicurezza (la 1701, ndr) che prevede il disarmo di Hezbollah».

Secondo l’analista di Teheran, «l’Iran si opporrà con tutte le sue forze al disarmo di Hezbollah e su questo punto non farà sconti a nessuno, nemmeno a un governo amico come quello di Romano Prodi». Secondo Zeidabadi, «gli israeliani, pur non vedendo l’attuale governo di Roma di buon occhio, hanno deciso di sostenere la candidatura italiana davanti alla possibilità di vedere il comando affidato ai francesi».

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