"Colpito un nodo di comando". Il primo raid dei caccia ucraini in territorio russo

Secondo fonti militari, un jet di Kiev ha colpito un obiettivo nel territorio di Belgorod, regione al confine con il Paese invaso. Non è ancora chiaro se nel raid siano state usate armi occidentali

"Colpito un nodo di comando". Il primo raid dei caccia ucraini in territorio russo
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Oltre al primo danneggiamento della storia di un “super caccia” Su-57 nell’aeroporto di Akhtubinsk, gli ucraini hanno fatto un altro importante passo in avanti nella loro guerra contro l’invasore. Stando a quanto riportato da Sky News, che ha citato una fonte militare ucraina, un jet di Kiev avrebbe colpito per la prima volta un obiettivo all’interno della Federazione.

Una missione dell'aeronautica ucraina ha colpito un nodo di comando russo a Belgorod. Anche se la valutazione dei danni è ancora in corso, è confermato che si tratta di un colpo diretto”, ha dichiarato la fonte a Sky News, parlando in condizioni di anonimato. “Si tratta della prima munizione delle forze armate ucraine diretta per via aerea contro un obiettivo all'interno della Russia”. Il bersaglio sarebbe dunque un posto di comando, anche se stando ad alcuni video emersi sui social la presenza di un'esplosione secondaria dopo l'attacco potrebbe far pensare a un deposito di munizioni. Non è ancora chiaro se nel raid siano state usate armi occidentali, ma nelle scorse settimane il ministro degli Esteri britannico David Cameron aveva affermato che spetta a Kiev decidere come utilizzare i dispositivi bellici occidentali, come i missili Storm Shadow che possono essere montati sui jet ucraini.

Sabato 8 giugno, il ministero della Difesa russo ha dichiarato che le sue forze hanno abbattuto un drone sempre nella regione di Belgorod, parte di una flottiglia di tre velivoli senza pilota che sarebbero comunque riusciti a danneggiare la rete elettrica locale. Non è chiaro se questo attacco e il raid del caccia fossero parte della stessa operazione o se siano avvenuti in momenti diversi. In ogni caso, il successo ucraino è un’ulteriore dimostrazione del fatto che, dopo più di due anni di conflitto, la capacità di difesa aerea della Russia si è notevolmente indebolita.

Questo può essere dovuto al fatto che l’esercito di Mosca ha iniziato a convertire parte dei propri sistemi S-300 ed S-400 più vicini al fronte per compiere attacchi contro il Paese invaso, focalizzando quindi lo sforzo bellico sull’offesa. Una decisione, questa, probabilmente presa a fronte delle limitate azioni aeree di Kiev oltre le linee del fronte e dirette verso strutture strategiche distanti centinaia di chilometri dalle zone dei combattimenti. Vi è inoltre la possibilità che, viste le restrizioni imposte fino a poco tempo fa all’Ucraina sull’utilizzo delle armi occidentali per colpire il territorio della Federazione, il comando russo ritenesse le regioni di confine “sicure” e ne avesse quindi allentato le difese.

Il fatto che molti Paesi Nato abbiano rimosso queste limitazioni ha però cambiato le carte in tavola, aprendo la possibilità alle forze di Kiev di martellare le retrovie di Mosca anche a pochi chilometri dal campo di battaglia.

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