Liberalizzazione-bluff. I consumatori attaccano le banche

"In un anno, il decreto Bersani è rimasto inapplicato e gli istituti hanno incassato 5,3 miliardi in più"

Liberalizzazione-bluff. I consumatori attaccano le banche
Milano - La liberalizzazione non funziona: e i consumatori dichiarano guerra alle banche, in nome del decreto Bersani. Mai applicato, a un anno dalla sua approvazione, sostiene il presidente di Adusbef, Elio Lannutti: «In questo periodo la Bce ha alzato il costo del denaro cinque volte. Le banche hanno tempestivamente adeguato il costo di mutui, prestiti personali, fidi e finanziamenti - per un modesto mutuo a tasso variabile, significa una stangata di 170 euro al mese - senza adeguare minimamente i tassi sui depositi, cioè conti correnti e libretti di risparmio, come invece prevede l’articolo 10 del decreto Bersani». Per fare un esempio: su un mutuo di 100 mila euro, un cittadino si ritrova alla fine a pagarne 27 mila in più.

«In questo modo - afferma ancora Lannutti - le banche hanno realizzato un lucro indebito pari a 5,3 miliardi di euro. Anche sulla cancellazione gratuita delle ipoteche, non c’è un istituto di credito che applica il decreto Bersani. E per questo abbiamo presentato alla Procura della Repubblica ben 104 esposti per truffa e appropriazione indebita».

Roberto Tascini, segretario nazionale di Adoc, sostiene che «per il mancato adeguamento dei tassi attivi, ogni nucleo familiare ha perso intorno ai 500 euro in un anno: le fasce medie sono le più penalizzate. Le banche si trincerano sempre dietro le stesse scuse: dicono di essere in attesa di regolamenti applicativi e lamentano la scarsa chiarezza di alcune norme, nonostante lo scorso febbraio il ministro Bersani abbia inviato una nuova circolare esplicativa».

Per le associazioni a difesa dei consumatori, poi, altra nota dolente è quella della portabilità dei mutui, ossia la possibilità, prevista anch’essa dal «pacchetto» Bersani, di trasferire il debito ad un'altra banca che propone condizioni migliori, annullando costi e formalità: il che raramente avviene, a giudicare dai 2.507 reclami su questo argomento ricevuti da aprile 2007. Che si aggiungono ai 14.711 sul mancato adeguamento dei tassi di interesse, ai 522 sulla cancellazione dell’ipoteca e ai 347 per la penale sui mutui; in tutto, più di 18mila reclami per quello che le associazioni, nel rapporto su «Usi e abusi bancari» presentato ieri, definiscono «cartello» tra banche. Tanto che, come ha precisato Carlo Rienzi, presidente di Codacons, «da oggi è disponibile un indirizzo email, bancheimbroglione email.it, cui i consumatori potranno inviare i loro reclami. Metteremo così sotto controllo tutte le banche per formulare una graduatoria dell’inaffidabilità, e ogni anno presenteremo un libro bianco a Banca d’Italia, Parlamento e autorità Antitrust».

Il problema, però, non riguarda solo le famiglie; il presidente di Federconsumatori, Rosario Trefiletti, ricorda che costi bancari e tassi più elevati hanno pesato anche

sulle imprese, ovviamente con una ricaduta sui costi per i cittadini. Le denunce della Banca d’Italia, quindi, vanno bene, ma non bastano: «Bisogna andare oltre, verificare, controllare e mettere fine a questa situazione»».

Anzi, proprio contro la Banca d’Italia punta il dito Lannutti; «Anzichè vigilare, va a braccetto con le banche: grandi o piccole, non c’è differenza. Draghi invece dovrebbe mandare le ispezioni e mi auguro che dia un segnale di discontinuità. Basta con la Repubblica delle Banche, a cui tutto è consentito».
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