«Le liberalizzazioni sono bloccate»

«Le lobby trovano appoggi in entrambe le coalizioni»

da Roma

«Regole certe e trasparenti sono la base di un mercato efficiente». Il presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, non ha utilizzato formule nuove per sintetizzare i contenuti della sua relazione annuale. Ma questa apparente assenza di novità è un dato significativo: il tempo passa, ma concorrenza e competitività faticano a entrare nel dna della classe dirigente italiana. A partire da quella politica.
La prima stoccata del presidente dell’Autorità è stata, infatti, rivolta alle «lenzuolate» liberalizzatrici del ministro Bersani. «Si registra con preoccupazione - ha detto - una fase di stallo. Le lobby si riorganizzano e trovano appoggi nei due schieramenti politici».
Se da un lato le «pressioni» esterne hanno avvilito le misure di sicuro impatto dei provvedimenti governativi, dall’altro lato Catricalà ha denunciato anche la deriva populistica insita nei decreti. «È necessario - ha aggiunto - individuare settore per settore i nodi da sciogliere e soppesare con oggettività i costi e i benefici della semplificazione». Un’enunciazione di principi che è stata declinata secondo le varie implicazioni. «Non è necessario abolire gli ordini, ma riformarli», l’apertura del mercato dell’energia è anche questione del potenziamento delle infrastrutture così come il prezzo dei farmaci non si impone per decreto ma bisogna «incentivare» la vendita dei generici. I conflitti di interesse vanno eliminati anche nel mondo del calcio.
Analogo discorso per il settore delle tlc. «È sulla qualità tecnologica che merita di essere difesa l’italianità della rete, un valore da conquistare», ha osservato a proposito del caso Telecom. Laddove mancano gli investimenti, subentrano logiche estranee al mercato. Anche per questo motivo «la privatizzazione resta la strada maestra» per la Rai di modo che «possa recuperare indipendenza».
Le parole del presidente dell’Antitrust sono, però, rimaste lettera morta per il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni. «Il tetto della raccolta pubblicitaria previsto dal nostro ddl di riforma resterà al 45%», ha replicato sottolineando che anche il governo «si pone l’obiettivo di una maggiore concorrenza». Senza privatizzazione.
Catricalà ha inoltre annunciato l’avvio di un’istruttoria sugli assetti di governo societario delle banche e delle assicurazioni concentrata sugli elementi che ne influenzano il grado di contendibilità, a partire dai «legami strutturali e personali». Soprattutto nel settore Rc auto «i profitti crescono e non scendono i premi a carico degli assicurati» e qui si chiude il cerchio degli effetti del decreto Bersani. «Anche noi auspichiamo che si riducano i prezzi», ha ribattuto Fabio Cerchiai, presidente Ania (associazione delle assicurazioni), precisando che «tocca alla politica valutare».
Insomma, tutti d’accordo. Come negli anni scorsi.

Ma c’è un’altra cosa che non cambia: il peso della burocrazia (148 miliardi per il personale e 77 per beni e servizi). I regolamenti pesano per 61 miliardi sull’economia: un taglio del 25% «comporterebbe una crescita dell’1,7% del Pil». E meno male che il ddl sulle nuove Authority si è impantanato...

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