"La libertà è come l’aria: invisibile e indispensabile"

Ecco il testo che Ermanno Olmi leggerà questa sera nell’ambito della Milanesiana. Dal profumo dei tigli allo spirito di vita alitato sull'uomo da Dio

"La libertà è come l’aria: invisibile e indispensabile"

Ermanno Olmi

Purtroppo, sono uomo di poca scienza: e questa è sicuramente una lacuna. Sono anche uomo di poca fede e molti dubbi: e questo può essere un vantaggio. Il primo dubbio che mi suscita l’argomento dei «Quattro elementi» riguarda proprio la scelta di questo tema. Perché siamo qui, oggi, a parlare di Aria - Acqua - Terra - Fuoco? È per urgenza scientifica, economica, filosofica? Credo, tutto questo e altro. Forse per un presentimento di inquietudine di cui tutti avvertiamo il disagio e allora si sente il bisogno di ragionarci su, magari ricominciando tutto da capo.

Una prima domanda: c’è una regola fissa per questa disposizione? Aria - Acqua - Terra - Fuoco? Oppure ciascuno è libero di comporre un ordine di importanza a suo piacimento? Poiché nel mettere in fila la comparsa dei quattro elementi si può dare un primato a ciascuno di essi e quindi dare un assetto diverso all’inizio della vita. Ho cercato nei testi del Sapere Universale le origini della materia e dei mondi.
Il primo riferimento è al racconto biblico della Creazione che inizia con le parole: «In principio Dio creò il cielo e la terra». Dunque, prima il cielo, che naturalmente mi fa pensare all’aria. Così che il principio di Tutto è in quel primo respiro dell’Universo. Poi il Creatore disse: «Sia la luce!». Tuttavia la luce non compare nei nostri quattro elementi. Che così diventerebbero cinque.

Infatti, secondo la sapienza di popoli d’oriente, gli elementi fondamentali sono esattamente cinque. In India si chiamano i mahabuta, e sono collocati in questo ordine: acqua, fuoco, aria, terra - e in più - lo spazio. Ecco un altro elemento nuovo oltre alla luce. E poiché in tutti i principi delle religioni ci sono anche i primi fondamenti della scienza, ecco che, tenendo conto della luce che è suscitatrice di vita, gli elementi che danno origine ai mondi diventano sei.

Se si confrontano questi elementi fra loro, si può rilevare che tutto ciò che costituisce la sostanza di ogni materia è circoscrivibile in una sua specifica finitezza. Tutto meno l’aria e la luce, che non hanno limitazioni di confini nello spazio. La sola immagine - ma di pura astrazione - per indicare l’infinito dello spazio è il paragone con l’infinito del tempo. Ovverosia, l’Eternità. Dunque, l’aria appartiene sia all’infinito che all’eterno.

Se mi domandano: che cos’è l’aria? Non lo so. Salvo le solite poche cose elementari sulla sua composizione, ma niente di più. L’altra domanda, immancabile nelle prime curiosità incantate di tutti i bambini, è: Dov’è l’aria? Alle loro interrogazioni, noi adulti di solito rispondiamo che l’aria è dappertutto, anche se non si vede. Ma se c’è, perché non si vede? L’insistenza dei bambini è una loro esigenza vitale.

Concedetemi di tornare per qualche istante ancora bambino. Mi guardo intorno. Non c’è alito di brezza: tutto il paesaggio è come fissato nell’immobilità di un dipinto. Nulla mi fa pensare alla presenza dell’aria. Ma se appena un refolo delicato sfiora la chioma di un prato o le foglie tremule delle betulle o gonfia l’ampiezza di una vela, ecco che allora ci rendiamo conto di come tutto è immerso nell’aria. E tuttavia, pur constatandone gli effetti, non possiamo certo affermare di aver veduto l’aria. Vediamo le sue tracce, quello sì. Ora è il vento a scompigliare il fumo che si affaccia ignaro dalle bocche dei comignoli. Oppure certi guizzi improvvisi che sollevano mulinelli di polvere. Nuvole bianche che giocano con le correnti delle altezze nell’azzurro del cielo che è l’infinito dell’aria. Altre volte invece, nembi di caligine si accumulano con terribilità e la violenza dei venti sferza la potenza degli oceani, scatena burrasche e uragani, solleva onde come montagne che si schiantano sugli scogli, si rovesciano sulle rive, travolgono e dilagano in devastazione. Chi può dire d’aver intuito nell’aria quieta e limpida di una mattina di sole l’impeto di tanta rovina e morte?

Ma l’idea della funzione dell’aria è soprattutto legata alla sua funzione di vita. Segni intensi, quasi palpabili ma ancora una volta invisibili, sono gli odori. Odori buoni della terra dopo la pioggia. Fiori selvatici, frutti maturi, fragranze di erbe aromatiche nelle ombre del bosco. E beato chi ha conosciuto il profumo inebriante dei tigli d’estate, nelle notti d’amore. E infine, l’aria come libertà: non si vede ma è indispensabile alla vita.

Post Scriptum
Mi stavo dimenticando di dire anche dell’aria musicale, che i testi enciclopedici definiscono «pezzo vocale con accompagnamento strumentale». In questo caso il termine «aria» sta a indicare una bella melodia che si ascolta per l’appagamento dello spirito. Con la raccomandazione che, per fare e godere della buona musica, non servono discorsi. Basta il canto di una voce o il suono di un flauto.

Ciò nonostante, anche in questo caso, non può mancare il contributo essenziale di un soffio d’aria: che è il respiro di un artista, suscitatore di poesia. E fu così che, allo stesso modo, il Grande Artefice della Creazione, dopo aver modellato nella creta il corpo dell’Uomo, alitò su di lui lo spirito di vita.

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