Caro Tognetti,
ce ne fossero di nonni così, che procurano da leggere ai nipoti, e in aggiunta pretendono un bollino blu, un Passed, non solo sulliPod o sulla playstation, ma anche su quelloggetto sempre più misterioso che è il libro.
Esistono comitati di genitori, associazioni di docenti e di esperti in materia, nonché giurie di premi ad hoc (lo Hans Christian Andersen Award o il Lewis Carroll Shelf Award, per citare i più famosi) che sottopongono la cosiddetta letteratura per ragazzi al vaglio critico: solitamente con taglio morale (qualcuno direbbe moralistico), per scremare le opere ritenute inadatte alla fascia degli adolescenti.
Ma il problema è più generale. Esistono libri «per ragazzi»? Pare che gli autori stessi, i «classici», non avessero le idee troppo chiare. Mark Twain scrisse le avventure dei suoi fantastici monelli (Tom Sawyer e Huckleberry Finn, considerati da un calibro come Hemingway gli eroi eponimi di tutta la letteratura americana moderna) per lettori adulti, eppure quale insegnante, responsabile di bibliotechine daula, si sentirebbe di escluderle?
Per contro, Lewis Carroll ideò la sua Alice per lettori in anni scolari, mentre certi pedagogisti laffiderebbero a un pubblico più maturo (ma qui abbiamo la controprova della Disney, che ne ha tratto una versione animata, cult di ogni ragazzino). Il Moby Dick di Melville mostra la possanza di una Bibbia moderna, con il conflitto ancestrale tra Bene e Male, e allinea paginate mistico-scientifiche sulla natura dei cetacei e dei misteri oceanici che mettono a dura prova competenze linguistiche e pazienza ben più solide di quelle dei ragazzini da scuola media. Gli editori, di solito, se la cavano con riduzioni e adattamenti. Se poi cè anche la mano di un disegnatore abile e vicino alla fantasia giovanile, il gioco è fatto.
Perfino le più classiche e (apparentemente) innocue tra le fiabe possono rivelare aspetti inquietanti. Il pifferaio magico, cavallo di battaglia di ogni raccolta dei fratelli Grimm, si rifà ad avvenimenti storici del 1212, la cosiddetta «Crociata dei bambini», che ispirò al simbolista ed erudito francese Marcel Schwob unopera «adulta», pubblicata nel 1896: limmaginazione infantile resta attratta dal lato fiabesco della vicenda, gli spartiti magici del pericoloso incantatore che, come le sirene omeriche, incatenava gli ascoltatori, topi o esseri umani che fossero. Anche il Pollicino di Perrault è radicato nella tragedia della «piccola età glaciale», foriera di carestie allepoca di Luigi XIV, ma tutti ne ricordano lOrco (un Polifemo attualizzato) e gli stivali delle sette leghe.
Ogni lettura è un processo di formazione, un percorso iniziatico.
Ma nessuna istruzione per luso può sostituirsi al buon senso, allaffetto, alla partecipazione educativa che ispirano i modi e i livelli della scoperta.
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