Sulla carta la missione non faceva una grinza: portare la guerra sul suolo americano. Il colpo, più che dal punto di vista militare, sarebbe stato infatti decisivo su quello psicologico. Peccato che finì tutto in farsa, per fortuna degli USA. A raccontare in dettaglio l'operazione Pastorius, l'epopea dell'U-Boot nazista spedito negli Stati Uniti con un carico di sabotatori in piena seconda guerra mondiale, è un file dell'MI5, i servizi di sicurezza interni del Regno Unito, desecretato e depositato presso gli Archivi Nazionali.
Il commando - «meglio equipaggiato e allenato rispetto a ogni altra spedizione», notano gli 007 di sua Maestà - era guidato da George Dasch, ufficiale tedesco che aveva trascorso gli anni della giovinezza negli USA. Gli ordini, una volta sbarcati, erano di «volare basso» per qualche mese e poi dare inizio alle operazioni di sabotaggio alla macchina bellica americana. Tra gli obiettivi vi erano fabbriche di aeroplani, convogli ferroviari, infrastrutture di vario genere, nonchè imprese e negozi di proprietà di ebrei.
Gli uomini - tutti ardenti nazisti tranne Dasch - avevano a loro disposizione denaro, esplosivi, inneschi, detonatori. Tutto il necessario insomma per scatenare un bel putiferio. Fin dall'inizio, però, tutto andò storto. Uno degli agenti, Herbert Haupt, pensò bene di annunciare pubblicamente al bar dell'Hotel des Deux Mondes di Parigi, dove si era tenuta una cena di addio prima della partenza, di essere una spia: se la cavò perchè era talmente ubriaco che nessuno gli diede particolarmente retta.
Una volta preso il mare, il sottomarino più matto della guerra non si comportò certo meglio. La mattina del 13 giugno del 1942, mentre si avvicinava alle spiagge di Long Island, l'U-Boot s'incagliò in una secca. «Si deve alla pigrizia e alla stupidità della guardia costiera americana se il vascello non venne prontamente affondato», nota Victor Rothschild, capo contro-sabotaggio dell'MI5. Il commando usò quindi un gommone per raggiungere la costa: per evitare di essere uccisi sul posto se intercettati, così come il codice prevedeva per le spie, gli uomini misero piede in America portando la divisa nazista. Un altro gruppo si diresse invece in Florida. Qui, convinti che bastasse portare il cappello della divisa per evitare la forca, sbarcarono indossando «costume da bagno e berretto».
La missione finì nel giro di una settimana. Dasch chiamò l'FBI, si qualificò come sabotatore e chiese di parlare con il direttore Hoover.
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