Portare assistenza chirurgica in Paesi svantaggiati e rendere sempre più efficiente il Sistema sanitario lombardo e in futuro anche italiano. La Fondazione Day Surgery Onlus lancia la sfida. Ora che i tagli alla sanità sono sempre più reali e che c'è, in molti casi, carenza di posti letto, mentre molte strutture ospedaliere sono appesantite da degenze che potrebbero risolversi con immediatezza, occorre ripensare la chirurgia d'intervento rapido da effettuare in giornata, senza degenza, la Day surgery appunto. La palla passa ora anche ai privati e alle aziende che possono permettersi di aiutare gli altri. La Fondazione promuove, infatti, la raccolta fondi per la diffusione delle strutture di Day surgery e per sostenere le «missioni chirurgiche» della Fondazione stessa, nei Paesi più poveri. La chirurgia «veloce», è la soluzione più vicina alle esigenze dei pazienti e permette di liberare posti letto per patologie più gravi, che spesso richiedono attese prolungate, prima di poter essere prese in carico. La Day surgery richiede però massima specializzazione del chirurgo e dell'equipe e un'unità d'intervento autonoma che possa far fronte in toto alle diverse fasi d'intervento. «Strutture speciali, che non tutti gli ospedali possono vantare - spiega Giampiero Campanelli, presidente della Fondazione e dirigente dell'unità di day surgery dell'Istituto Clinico S. Ambrogio di Milano -. Da anni raccogliamo fondi per poter contribuire alla crezione di unità di questo tipo e alla diffusione di questo approccio chirurgico, poco invasivo e ideale per alcuni tipi di patologie, prime fra tutte le ernie addominali, ma anche la patologia proctologica, la flebologia, la calcolosi della colecisti». La diffusione della Day surgery in quasi tutti gli ambiti della chirurgia ha fatto sì che nel 2007, in Italia, su 4,6 milioni di pazienti che hanno subito un intervento chirurgico, ben 1,6 milioni sono stati operati con queste tecniche. Cifre, comunque, largamente inferiori alla media europea e statunitense, dove i trattamenti sfiorano il 50% del totale. Studi medici prevedono che, nei prossimi 10 anni, fino all'80% degli interventi verranno fatti in Day surgey, soprattutto nei Paesi emergenti. I numeri emersi durante l'ultimo congresso della Società Italiana di chirurgia ambulatoriale e Day surgery, parlano chiaro: oggi in Italia un intervento su tre viene fatto in questo modo e possiamo contare su un 10% di unità autonome di day surgey. Oggi, la Fondazione Day Surgery Onlus opera in vari continenti, come Africa e Sud America. Già in passato in Ghana e nella Repubblica Dominicana, quest'anno l'equipe di Campanelli andrà anche in Nigeria e in Ecuador.
«Nei Paesi in via di sviluppo - conclude Campanelli - le reti sanitarie sono talmente fragili da rendere una semplice ernia un grosso problema, di difficile soluzione. Ogni anno operiamo, per varie patologie, circa 300 persone, soprattutto formando in loco futuri chirurghi e riuscendo anche a effettuare interventi coordinati a distanza».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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