Al G8 nulla di fatto e non è una sorpresa. Quasi tutti si chiudono senza decisioni politiche, com’è nella natura di questi summit, che in origine dovevano permettere ai grandi del mondo di incontrarsi informalmente e che ora sono diventati soprattutto un grande show mediatico.
L’unica decisione concreta riguarda lo stanziamento di 40 miliardi di dollari per sostenere le Primavere arabe. L’hanno presentata come se si trattasse di una grande novità, come se l’Occidente avesse deciso di sostenere le forze spontanee delle nuove democrazia arabe. La decisione, sia chiaro, è benvenuta: meglio regimi che aspirano ad essere democratici, piuttosto che i soliti governi autoritari; però non è del tutto veritiera. Come dimostrato da tempo su questo blog, la Primavera araba non è stata proprio spontanea e non ha fatto sorpreso Washington. Diciamo che… è stata incoraggiata e che agli eroi dei social network è stato fornito tutto il supporto necessario affinchè potessero avere successo.
I 40 miliardi sono solo l’ultima tranche di un processo iniziato almeno due anni fa, che si basava su una premessa fondamentale: tutto è avvenuto con la compiacente assistenza degli eserciti egiziano e tunisino, che erano e restano i veri garanti della stabilità di questi due Paesi. Grazie a loro la Primavera araba non è stata, per Washington, un salto nel vuoto, bensì uno sviluppo dall’esito quasi certo.
E questo spiega la differenza con la Siria. Perchè l’Occidente non sostiene le rivolte popolari in questo Paese? Se primavera deve essere lo sia soprattutto in regimi dittatoriali come quello di Damasco, ben più duri dei blandi regimi autoritari di Mubarak e Ben Ali. Però l’Occidente balbetta, lascia che la protesta venga repressa nel sangue proprio perchè non c’è sicurezza sull’esito finale della rivolta. Contrariamente a quanto avvenuto a Tunisi e al Cairo, gli americani non hanno potuto creare basi di sostegno nella popolazione civile, né possono contare sulla fedeltà dell’esercito. Questo rende imprevedibile lo sviluppo delle rivolte popolari. C’è il rischio che il Paese finisca in mano a forze estremiste, magari all’Iran o che divampi una guerra tribale, come avvenuto in Libano o in Iraq, con contagio ad altri Paese, a cominciare dal libano, dove proprio ieri, forse non a caso, i caschi blu italiani sono stati attaccati.
E allora, tutto sommato, meglio tenersi lo sgradevole ma
prevedibile Aassad, almeno per un po’; almeno fino a quando non ci saranno certezze sul dopo. Dunque la Real Politik prevale sulla Primavera Araba, il calcolo sulla speranza.
Tutto il resto, come al G8, è retorica…
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