da Roma
Quanto vale, in termini di voti sintende, il glorioso Scudocrociato? Linterrogativo aleggia dal 1993, anno in cui laltrettanto gloriosa Dc si votò alleutanasia, e si divise la diaspora postdemocristiana. Chi dice un punto percentuale (cioè 400mila voti), chi due o forse tre, chi nemmeno una croce sulla scheda perché se la gente stenta a fidarsi dei leader figurarsi dei vecchi simboli. Tantè che i leader nati da cento scissioni, continuano a farsi guerra per luso del simbolo e delletichetta, convinti che donino garanzia didentità e consensi elettorali. Torto del tutto non ce lhanno: credete che Pier Ferdinando Casini & company non finiscano danneggiati se nella scheda per il Senato fiorisca in concorrenza un nuovo Scudocrociato, anzi quello originale e doc, con tanto di scritta Democrazia cristiana? Dirompente e clamorosa esplode dunque la guerra dello scudo che serpeggiava silente da lustri come quella delle due rose. E volete sapere con chi dovrebbe prendersela Casini per questo «incidente»? Col suo esimio prof e presidente di partito Rocco Buttiglione. È lui infatti, nellempireo della filosofia e dellalta politica, ad aver provocato il buon diritto di Pino Pizza alluso del simbolo.
Ve la ricordate la scissione del Ppi nel 95, tra Buttiglione segretario che voleva andare col Polo e Gerardo Bianco con la sinistra? I popolari si dilaniavano, mentre Casini e Clemente Mastella se nerano già andati da un anno con la vela al centrodestra. Carte bollate e avvocati, batoste elettorali benedette da Mino Martinazzoli, finché il Ppe non convocò i fratelli coltelli per propiziare un divorzio consensuale. Ne scaturì il «lodo di Cannes», orchestrato da Wilfred Martens, che ammetteva ambedue le frazioni nellInternazionale democristiana, riconosceva a Bianco luso delletichetta, Ppi, e del quotidiano Il Popolo, assegnava a Buttiglione e alla sua prossima formazione, Udc, luso del simbolo e del settimanale La Discussione; la sede di Piazza del Gesù sarebbe stata divisa, quella di Piazza Sturzo abbandonata ai creditori. Tutto chiaro tutto in ordine, finalmente. Ma Buttiglione tralasciò di far tradurre quellaccordo politico in un regolare contratto secondo il codice civile italiano. Perché proprietario legale dello Scudocrociato e della ragione sociale Democrazia Cristiana, era ancora lultimo segretario amministrativo della Dc, Armando Lizzi. E Buttiglione dimenticò di chiedergli la ivoltura.
Lultima sentenza del Consiglio di Stato e le precedenti dei tribunali civili si fondano su quanto era avvenuto due anni prima, quando la Dc retta da Martinazzoli si trasformò in Ppi. Per sciogliere la Dc ci voleva un regolare congresso, riconoscono i magistrati, non bastava quel tempestoso Consiglio nazionale nellestate del 93 nel desolato Palazzo Sturzo allEur, mentre gli ufficiali pignoratori si portavan via anche le sedie e lodor di morte sovrastava ogni discorso. Pizza, che era stato segretario giovanile negli anni 70, e Lizzi cresciuto con Remo Gaspari, erano ambedue schierati con Flaminio Piccoli che si rifiutava di veder morire la Dc. E poiché nessuno dei big si curava degli aspetti legali, ceran troppi debiti da fronteggiare, la Dc restò al segretario amministrativo, Lizzi. Che scomparso Piccoli, si legò a Pizza per conservare la Dc.
Ci credete? I due ci credono così tanto da aver celebrato nel 2005 il «XX congresso» della Dc, come se non fosse successo nulla nel frattempo, e come se Casini, Buttiglione, anche Gianfranco Rotondi, fossero semplici fuoriusciti. Il Consiglio di Stato non poteva che riconoscere il buon diritto della sempiterna Dc e dellindistruttibile Scudocrociato: oltretutto, Pizza e Lizzi vantano anchessi due parlamentari di fresco conio, Paolo Del Mese e Gino Capotosti, freschi orfani dellUdeur di Mastella.
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