Livorno ha un Diamanti che vale la serie A

nostro inviato a Livorno

Il Livorno torna in serie A subito, 3-0, Spinelli a inizio stagione neppure ci credeva, adesso dopo questa vittoria limpida sul Brescia inizia a fare i conti, i suoi valgono tutti almeno il doppio, poi gli sponsor e i diritti televisivi. Eppure il Brescia era uscito vivo dai primi quindici minuti e non gli sembrava vero, credeva che il peggio fosse passato, invece Tavano e Diamanti l'hanno ridotto ai minimi termini, neppure un tiro serio in porta in novanta minuti.
Corioni alla vigilia l'aveva presa alla lontana: «In serie B ho passato quattro anni di sofferenza. E non dimenticatevi che eravamo retrocessi con un solo punto di differenza in un campionato falsato». Lui è sempre quello, i tifosi anche, sui pullman bresciani che sono arrivati al Picchi c'erano i cartelli ai finestrini: «Corioni vattene». Saranno anche passati quattro anni ma qui non è cambiato niente, vecchi sapori, l'eterna lotta. Quasi in tremila al Picchi, tutti in curva sud, i livornesi li mettono lì sotto il colle dove c'è la Madonna di Montenero, perché lei è una che li sistema per benino i tifosi ospiti. Tanta fiducia perchè domenica, andata di questo play off, il Brescia aveva ripreso colore solo dopo il 2-2 di Taddei, ma sul campo aveva fatto meglio, se ne erano accorti tutti. Un palo, una traversa, Viviano tradito da un rimpallo, se c'era una squadra che doveva vincere erano loro. Però dopo quel gol di Taddei, sesto della ripresa, più niente, partita congelata, Ruotolo ha tirato fuori Diamanti, pare per guai fisici, più probabilmente per coprirsi, e il Livorno ha finito di giocare a pallone. I livornesi per altro s'incendiano e si spengono da soli, erano partiti stradominando il campionato, nel ritorno sono improvvisamente spariti, cambio dell'allenatore, play off giuadagnati all'ultimo, adesso non li tiene più nessuno. Perché se da una parte c'è Corioni, dall'altra c'è Spinelli, scontro titanico, capisaldi del calcio di seconda schiera. Adesso chi lo tiene Spinelli, due come Tavano e Diamanti girano sui dieci milioni: «Se bastano - dice il presidente - per Diamanti me ne devono dare almeno dodici, poi se ne parla». Il ragazzo, 26 anni, non è male, gli manca l'esperienza con una grande, comunque con lui si accende la luce, gioca dietro al paracarro Danilevicius e al rutilante Tavano, uno sempre buono, a volte prepara e conclude, altre volte sembra inutile. In realtà questo ritorno aveva un solo senso: il Brescia che doveva vincere e segnare, invece ha subito e si è dovuto rassegnare, ha avuto un solo merito, essere uscito vivo dai primi quindici minuti straordinari del Livorno che ne ha fatte di tutti i colori, destro di Filippini ribattuto sulla riga, Tavano di testa, Rosi solo nell'area piccola, Diamanti chirurgico, e come se non bastasse un tentativo di autogol fallito da Marco.

Sempre un Viviano storico a rimbalzare tutti i tentativi livornesi, sul colpo di testa di Tavano, sul diagonale di Diamanti e l'incrocio scolpito da Bervold niente da fare, ma questo è il vero secondo di Buffon caro Lippi.

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