Liza Minnelli conquista Parigi: amo questa città come New York

Alberto Toscano

da Parigi

«Tra due settimane compirò i sessant'anni e voi siete il più bel regalo che Dio avrebbe potuto offrirmi!», dice una commossa ed emozionata Liza Minnelli al pubblico che riempie tutti - proprio tutti - i posti di Palais Garnier, lo storico palazzo dell'Opéra di Parigi, che domina l’omonima piazza a che fu costruito per volontà di Napoleone III. Dall’inaugurazione, avvenuta nel 1875 da parte del presidente Mac Mahon, le ugole più celebri della nostra galassia si sono esibite sotto gli imponenti e ingombranti stucchi dorati della volta, che ha ritrovato un po’ gioiosa raffinatezza con i deliziosi affreschi dipinti da Chagall nel 1964. Uno dei momenti magici nella storia del più celebre teatro parigino è stato il concerto del 1989 con Frank Sinatra, Sammy Davis Jr. e appunto Liza Minnelli. Venerdì sera la figlia di Judy Garland e di Vincente Minnelli è tornata da sola sulla scena dell’Opéra per un music-hall d’altri tempi, in cui ha dato tutta se stessa a un pubblico venuto da mezza Europa, che l'ha ricambiata con ovazioni in piena regola.
Era un concerto di beneficenza per raccogliere fondi nella lotta all’Aids e i biglietti sono stati tutti acquistati con largo anticipo da privati e aziende che hanno voluto manifestare la propria sensibilità su questo terreno. Erano quindici anni che Liza Minnelli non si esibiva nella capitale francese, che la scoprì nel 1966 con un concerto all’Olympia.
Stavolta il concerto parigino di Liza Minnelli è carico di ricordi. Parla di sua mamma mischiando francese, inglese e tanta tenerezza. Poi chiama accanto a sé il batterista di un’orchestra in cui ci sono almeno tre generazioni di musicisti: Bill Lavorgna, uno dei collaboratori più fedeli e fidati di Judy Garland, scomparsa all’età di 47 anni. Il pubblico si rende conto di trovarsi di fronte a uno straordinario momento «umano» oltre che musicale. Liza parla di mamma Judy e ricompensa gli spettatori con un La vie en rose in lingua inglese. Poi dice: «Io ho due amori: Parigi e New York. Certo New York la amo in modo del tutto particolare». E via con un New York, New York fino all’ultimo respiro, in un’interpretazione che non fa rimpiangere quella «storica» per il film omonimo, realizzato da Martin Scorsese nel 1977. C’è tutta l’anima di Liza Minnelli in quelle note che danno un brivido.
Alla fine è stremata e corre via. Torna dopo essersi cambiata d'abito. È coperta da una mantella rossa, con in mano un asciugamano per togliersi il sudore. Applausi, applausi e ancora applausi.

L’orchestra se ne va, dopo aver mietuto la sua parte dei medesimi, e l’instancabile Liza intona a cappella I’ll Be Seing You. Un arrivederci in piena regola, visto che Liza Minnelli non sembra proprio intenzionata a smettere di cantare.

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