Gian Battista Bozzo
nostro inviato a Washington
Non ci sono uragani, né Katrina né Rita, a infuriare sulle sponde del Mediterraneo. Ma se leconomia americana resiste perfino ai tifoni, quella europea non riesce a scrollarsi di dosso la bassa crescita. LItalia, poi, resta ancorata per questanno alla crescita zero, e solo alla fine del 2006 dovrebbe vedere un Pil in aumento dell1,4%. Il World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale, reso noto ieri a Washington, disegna un quadro negativo sia per leconomia che per la finanza pubblica del nostro Paese: il rapporto deficit-Pil, stimato al 4,3% alla fine del 2005, potrebbe peggiorare fino al 5,1% lanno prossimo in assenza di interventi.
Gli economisti del Fmi, e non soltanto loro, non conoscono le linee della prossima legge finanziaria. Dunque, il loro quadro è quello tendenziale. Con Bruxelles, il ministro dellEconomia Domenico Siniscalco, si è impegnato a ridurre il disavanzo 2006 di 11,5 miliardi di euro. È quel «significativo aggiustamento» che il Fondo chiede al governo italiano. Ma preoccupa anche la tendenza del debito pubblico, che è vista in aumento dal 105,5% di questanno al 107,1% del 2006 fino al 111,7% nel 2010. Conti pubblici e crescita, insomma, non vanno bene. Leconomia italiana soffre di una «stabile erosione di competitività» generata da un «crollo della produttività», mentre i costi di produzione aumentano. In particolare, è lexport a non contribuire alla crescita: la tenuta dei consumi interni non ha compensato landamento negativo delle vendite allestero. «Gli esportatori - si legge nellOutlook - si sono concentrati sui beni di consumo più vulnerabili alle pressioni competitive che giungono dai Paesi emergenti». Leggi, soprattutto, Cina e Oriente.
Il Fmi sollecita riforme, salari più flessibili e una riduzione del cuneo fiscale, cioè del prelievo tributario e previdenziale sul lavoro. E che non si tratti di un appello rituale, lo confermano altre cifre legate alle riforme già fatte: il tasso di disoccupazione continua a scendere, all8,1% questanno e al 7,8 nel 2006, e loccupazione aumenta dello 0,4% e dello 0,3% nel biennio. Linflazione è sotto controllo: a fine anno, stima il Fmi, sarà al 2,1% e nel 2006 al 2%. Lanno prossimo comunque si dovrebbe registrare sia un rimbalzo di competitività, che un incremento meno sensibile del costo del lavoro. Ma i cittadini europei non sembrano convinti che «lamara medicina delle riforme» sia quella giusta. «Spetta ai politici europei convincerli di questo», dice il Fmi.
La bassa crescita economica e i deficit elevati sono ormai, fatta qualche eccezione, i tratti distintivi dellarea euro. Insieme, gli Undici di Eurolandia cresceranno dell1,2% e dell1,8% nel 2006, meno dellex grande malato giapponese, che viaggia al 2%. Molto meno degli Stati Uniti (3,5 e 3,7%), pur colpiti da Katrina e, proprio in queste ore, dalluragano Rita. Katrina, secondo lFmi, è costata agli Usa solo un decimo di punto percentuale di minor crescita. «Questi disastri naturali, insieme allaumento dei prezzi petroliferi - spiega il capo economista del Fmi Raghuram Rajan - hanno influenzato in maniera molto parziale un quadro complessivo di sana e forte crescita economica globale».
ll Fmi: allarme competitività per lItalia
Gli economisti del Fondo monetario preoccupati per il crollo subìto dallexport e per la tenuta dei conti dello Stato
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