Cronaca locale

In Lombardia oltre centomila alunni stranieri

L’ultimo rapporto Miur: Mantova, Brescia e Cremona i centri con le classi più «multietniche»

Augusto Pozzoli

Crescita inesorabile della presenza di alunni stranieri nella scuola lombarda: secondo i dati del MIUR aggiornati allo scorso febbraio siamo arrivati a quota 91.652 (quasi il 40 per cento dei quali nelle scuole milanesi). Ma se si tien conto anche delle paritarie (quasi esclusivamente le materne, e tra queste in prima linea le comunali della nostra città) si arriva a quota 103.825. Di fatto negli ultimi sei anni la percentuale degli stranieri nelle scuole lombarde è passata dal 3 al 8,7 per cento. Le province percentualmente più coinvolte nel fenomeno sono Mantova (12,28 per cento), Brescia (11,34 per cento), Cremona (10,54 per cento). Il balzo più consistente si registra alle materne: nel 2000 gli iscritti non italiani erano il 2,4 per cento, ora sono l’11 per cento. Ma anche alle superiori il fenomeno non è meno sorprendente: dall’1,2 per cento di alunni stranieri del 2000, ora siamo arrivati al 5,5 per cento. Si può ben dire in conclusione che la scuola di Milano e Lombardia è sempre più multietnica e lo sarà sempre di più in prospettiva. Una sfida che amministrazione scolastica, dirigenti scolastici e insegnanti dovranno affrontare nei prossimi anni: una sfida su cui si gioca l’intero sistema formativo. Un fenomeno che va governato, perché non si creino dei pericolosi contraccolpi fino a sollevare pericolose tendenze al rifiuto degli stranieri. Un rischio tutt’altro che teorico.
Basti pensare ad alcune realtà che si sono riscontrate a Milano. Due i casi più clamorosi: l’Istituto professionale Marignoni di via Melzi d’Eril e la scuola elementare di via Paravia, tutt’e due gli istituti in cui gli stranieri rappresentano l’80 per cento degli iscritti. Situazioni decisamente fuori legge, perché la norma impone che non più della metà degli alunni che compongono una classe siano stranieri. Situazioni che spesso rischiano di sfociare anche in episodi di violenza, come è accaduto appunto davanti alla scuola di via Paravia, dove recentemente due mamme (una immigrata e l’altra italiana) si sono scontrate e picchiate. Possibile ricondurre a normalità queste situazioni e prevenire che questa linea di tendenza si allarghi col rischio di disseminare in città dei vero e propri ghetti scolastici?
Per Mario Dutto, direttore scolastico regionale, l’impresa non è facile: «La scuola da sola può fare poco – dice – anche perché non è più possibile obbligare le famiglie a iscriversi a una scuola piuttosto che un’altra». Si ha notizia che in alcuni comuni colpiti dal fenomeno dell’immigrazione (in Emilia, soprattutto) si è deciso di limitare a 4 il numero degli alunni stranieri per classe, e per far questo gli alunni in esubero vengono trasportati in altre scuole, dove il fenomeno è meno presente. Ma per Dutto questa è una soluzione che a Milano non potrebbe essere adottata. Per il direttore regionale la soluzione deve essere più radicale: «Questo è anche un problema di come si governa la distribuzione della popolazione nella città – dice –. Se ci sono quartieri dove gli immigrati sono in maggioranza, di riflesso anche la scuola di zona ne subirà le conseguenze. Allora è la città, le sue istituzioni tutte insieme che devono fronteggiare una equilibrata distribuzione della popolazione stranieri su tutto il territorio. Solo abolendo i ghetti urbanistici si eviteranno i ghetti scolastici». Una sfida difficile e complessa, dunque, di fronte alla quale nel frattempo la scuola fa quello che può. Che non è poco.

Perché da anni gli operatori scolastici milanesi hanno messo a punto iniziative d’avanguardia per cercare di accogliere e integrare nelle classi bambini e ragazzi provenienti dalle più disparate parti del mondo.

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