Economia

Londra è sola a ostacolare «cieli aperti»

La liberalizzazione farebbe cadere i vantaggi di cui gode British Airways

da Milano

Il 22 marzo i ministri dei Trasporti dell’Unione europea voteranno la bozza d’intesa che definirà le relazioni tra Europa e Stati Uniti nel trasporto aereo: si tratta del famoso trattato «open skies», cieli aperti, di cui si discute da anni. Finora i rapporti sono stati bilaterali, tra singoli Stati, che potevano così avvantaggiare le proprie compagnie nazionali; ora le competenze verrebbero «centralizzate» a Bruxelles. Via via il mercato ha anticipato la liberalizzazione, tuttavia restano due vincoli sostanziali: le compagnie europee non potranno operare voli all’interno degli Stati Uniti, mentre le compagnie Usa, sfruttando vecchi diritti, potrebbero operare voli all’interno dell’Europa. Inoltre, resta una mancanza di reciprocità nel capitale: società europee non possono né potranno possedere più del 25% dei diritti di voto di compagnie aeree statunitensi, le quali, al contrario, possono detenere il 49% di vettori europei. Su questi squilibri, in particolare, si basa la contrarietà di British Airways e del governo britannico al trattato; solo la Iaca, l’associazione delle compagnie charter, ieri ha bocciato il testo dell’accordo, facendo proprie le tesi di Londra. Gli altri Stati europei sono sostanzialmente favorevoli; le questioni della barriera al capitale e ai voli interni ha trovato un compromesso nella possibilità, che verrebbe accordata agli europei, di operare negli Stati Uniti con rapporti di franchising. Ieri Air France e Klm, compagnie unite a livello di holding ma ancora distinte sul piano operativo, si sono espresse favorevolmente sull’accordo che, tra l’altro, «offrirebbe la possibilità di commercializzare servizi diretti da qualunque punto dell’Ue e degli Stati Uniti», sviluppando il network anche sfruttando i vantaggi dati dall’alleanza Skyteam. (L’esempio è un Francoforte-Atlanta diretto, effettuato da Delta in code sharing con Air France).
La Gran Bretagna dunque è sola. Ma il suo diniego, al di là delle motivazioni ufficiali, è legato agli enormi vantaggi che verrebbero a cadere per British Airways: questa detiene una posizione dominante sull’aeroporto di Heatrow, il più grande calo hub europeo, da cui derivano profitti enormi che andrebbero in fumo.


Per quanto riguarda Alitalia, intanto, il ministro Bianchi ha sottolineato che in questa fase il cda dovrà attenersi esclusivamente alla gestione ordinaria.

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