Loris e Valentino al Mugello hanno cambiato pelle

Nanni Scaglia

Quando domenica Valentino Rossi e Loris Capirossi hanno iniziato l'ultimo giro dello spettacolare G.P. d'Italia staccati di soli due millesimi, era veramente difficile prevedere chi avrebbe vinto. E lo stesso Valentino non era affatto sicuro di riuscire a spuntarla. «Se avessi dovuto scommettere - ammette - non avrei puntato un solo euro sul nome del vincitore. Io e Loris eravamo sullo stesso livello come guida, moto e gomme».
Ce l'ha fatta Rossi, tirando fuori da chissà dove quel pizzico di velocità in più che gli ha permesso di fare la differenza, rendendo ancora più straordinaria la vittoria del Mugello. Successo e secondo posto fondamentale per entrambi: salendo sul gradino più alto del podio, Valentino ha interrotto una serie negativa di tre gare e ha ridotto lo svantaggio in classifica a 34 lunghezze, mentre con i 20 punti Loris ha potuto portarsi al comando del mondiale. Una situazione nuova per il pilota della Ducati, alla sua nona stagione nella classe regina. Ma in passato, per colpe proprie o, più spesso, per limiti tecnici, Capirossi non è mai stato né in testa alla classifica né in lotta per il titolo iridato.
Quest'anno, però, Loris ha a disposizione una moto vincente e questo gli ha permesso di trionfare a Jerez, nella gara inaugurale, di salire complessivamente quattro volte sul podio e di essere puntuale protagonista. Da sempre considerato giustamente il pilota più grintoso e coraggioso del motomondiale, passato attraverso mille sfortune e innumerevoli incidenti dolorosissimi, capace di conquistare il terzo posto in Olanda nel 2001 nonostante una mano fratturata poche ore prima, Capirossi in passato non riusciva a controllare questa sua esuberanza, buttando via risultati già acquisiti. Ma dall'anno scorso Loris - pur rimanendo il pilota di riferimento come tenacia - è cambiato dimostrando di saper amministrare e non solo attaccare. Per tutto questo, ha capacità e mezzi per sopportare la pressione del capoclassifica.
Da parte sua, Valentino quasi non sa che cosa significhi inseguire. Perlomeno nella massima cilindrata, perché sia in 125 sia in 250 il titolo è arrivato dopo un inizio di stagione difficile. Anche in 500, nel 2000, Rossi era indietro in classifica e da metà campionato in poi è cominciata la sua rimonta, ma quella era la stagione del debutto e nessuno gli chiedeva di vincere il titolo. Dal 2001 in poi, Valentino è invece sempre stato al comando ed ecco quindi che non è abituato a inseguire. Inoltre, il pilota della Yamaha, che in carriera, al contrario di Capirossi, non si è mai fortunatamente fatto male seriamente, non sa esattamente che cosa significhi soffrire. Ma al Mugello ha dimostrato di non aver problemi nemmeno sotto questo aspetto, per nulla impaurito di caricarsi di responsabilità. «Qui deve iniziare la mia rimonta, devo assolutamente vincere», aveva detto il sette volte iridato alla vigilia del G.P.

d'Italia, riuscendo a mantenere le promesse in quella che lui stesso ha definito «la gara più difficile della mia vita».
Per la prima volta, Rossi e Capirossi sembrano essersi scambiati i ruoli e la sfida, già di per sé molto bella, diventa sempre più esaltante.

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