«Loro urlano, noi portiamo a casa i soldi»

RomaSegretario Raffaele Bonanni, perché non siete in piazza con la Cgil?
«La domanda non è corretta».
Quale sarebbe la domanda corretta?
«Mi chieda perché la Cgil ha fatto questa manifestazione, piuttosto».
Accordato, glielo chiedo.
«Non lo so».
Adesso la sua risposta non è corretta, una spiegazione se la sarà data...
«Forse perché non credono più a quello che un sindacato deve fare...».
Hanno smarrito la retta via.
«Certo. Un sindacato deve credere nel dialogo. Con gli altri sindacati e con le altre parti sociali, nel rispetto delle posizioni di ciascuno. E poi fare la sintesi...».
La Cgil ritiene di essere a se stante, forse perché è il sindacato maggiore.
«Nessuno può negare che esistano gli altri sindacati. E per forza e importanza la Cisl è equivalente alla Cgil. L’importante è saper trovare posizioni comuni... Invece ancora una volta, per l’ennesima volta, hanno rinunciato al discorso unitario per privilegiare la propria unità interna...».
Hanno qualche problemino in casa, evidentemente.
«Può darsi, ma questo non deve finire per far prevalere la logica dell’antagonismo».
Lo stretto rapporto con la politica fa parte della storia della Cgil.
«Siamo a un regresso, si finisce per ospitare posizioni della sinistra del ’900, rinunciando agli interessi dei lavoratori... Di qui l’evidente fallimento dell’iniziativa, in piazza e ancor di più nelle fabbriche e negli uffici».
Deriva che non porta risultati, lei dice.
«Da quanto tempo la Cgil non firma un accordo? Offrono il fianco a rigurgiti di estremismo politico, senza approdare a nulla. Vorrei capire dove vogliono arrivare...».
Si dice che anche attraverso le posizioni sindacali si stia giocando la partita dentro il Pd. Non negherà che voi facciate da sponda all’ala più moderata del Pd...
«La differenza è che quando facciamo iniziative noi, non viene un deputato o un senatore. Per educazione politica, sanno bene che l’azione sindacale è cosa ben diversa dall’azione politica. Due sfere autonome, che autonome devono restare. Per loro non è così».
La Cgil tende a spostare il Pd verso sinistra.
«Questo è il problema. Si vuole scardinare il Pd, e trovo scorretto che si interferisca nelle dinamiche interne a un partito. Stavolta poi è eclatante, perché si offre una platea soltanto a chi vuol distruggere».
Uno sciopero fine a se stesso.
«Non ci sono obbiettivi sindacali, è chiaro. Si abbaia alla luna... Il sindacato deve poter discutere con qualsiasi governo liberamente scelto dai cittadini in tempi normali, figurarsi durante una crisi economica di questa portata... È sbagliato rispetto all’essenza stessa dell’essere sindacato. Bisogna essere efficaci per i lavoratori, e l’efficacia non si guadagna urlando in piazza».
Voi invece urlate poco.
«Mentre loro fanno lo sciopero, noi abbiamo strappato un accordo con 8 miliardi in più per gli ammortizzatori sociali, persino per i lavoratori interinali: 5,4 scuciti dal governo e 2,6 dalle Regioni... Così è stato pure nelle occasioni precedenti, quando invece di aiutarci a trovare soluzioni, la Cgil ha abbandonato il tavolo di confronto».
A volte non sono stati neppure invitati, dicono. Ricorderà, per esempio, la polemica sulla cena a Palazzo Grazioli...
«È stucchevole che ci si aggrappi a dei pettegolezzi perché non si hanno argomenti validi. Gli incontri li fa chi li vuol fare: sa quante cene ho fatto per preparare gli accordi? Soltanto così si riescono a trovare le soluzioni, preparandole poco alla volta. Mica le si tira fuori dal cilindro. Le faccia anche Epifani, le cene...».
Forse non gli piace il menù.
«Mi auguro che Epifani ritorni al pragmatismo sindacale, alla missione unitaria del sindacato. Farebbe bene a tutti, perché è incredibile che di fronte a una crisi così violenta la risposta sia soltanto fare confusione e contrapporsi al governo. Non si può litigare sempre con gli imprenditori e sbattere la porta in faccia al governo... Altrimenti come li perseguiamo, gli interessi dei lavoratori? Io preferisco vedere il bicchiere mezzo pieno, e me lo faccio bastare. Questo richiede la convivenza degli interessi».
A tale proposito, c’è chi vi attacca perché non difendete la Costituzione...
«La Costituzione non è soltanto una carta, un’icona davanti alla quale inginocchiarsi ogni giorno e poi fare quello che si vuole. Noi, con la nostra coerenza, facciamo vivere la Costituzione ogni giorno. Vi è scritto che l’Italia è plurale e bisogna convivere tutti, trovando la sintesi tra i valori etici, politici, economici, religiosi...».


Ce l’ha con Rosy Bindi, che vi ha accusato esplicitamente?
«Lo dico con simpatia: sia quando va a destra che quando va a sinistra, la Bindi è sempre esasperata. Ma vale per tutti: chiunque, di destra o di sinistra, alzi i toni polemici e blateri contro gli altri, secondo me tradisce lo spirito della Costituzione, e la calpesta».

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