Si tratta di otto martiri africani, discepoli di s. Cipriano di Cartagine e uccisi poco dopo il loro maestro nel 258, al tempo della persecuzione di Valeriano. La lettera che dal carcere riuscirono a far arrivare agli altri cristiani descrive sia come andò il loro arresto, sia gli straordinari sentimenti che provarono prima della fine. Questa lettera è stata considerata uno dei più significativi scritti di spiritualità del cristianesimo antico. Gli otto vennero gettati in una cella buia e malsana, con la prospettiva di essere arsi vivi. Ma il magistrato, forse distratto da altri processi, cambiò idea. Rimasero in carcere, senza cibo e senza acqua, per diversi giorni. Alcuni di loro, i meno robusti, arrivarono al limite della morte per inedia. Ma il correligionario Luciano riuscì, corrompendo le guardie, a fare arrivare loro cibo e acqua. Passarono diversi mesi senza che gli otto, sempre in catene, sapessero nulla della sorte a cui andavano incontro.
Tuttavia, loro stessi si meravigliarono della forza morale che avvertivano in loro, della pace e della serenità di spirito di cui godevano. Erano certi che Qualcuno gliele aveva date, perché era disumano provarle nelle condizioni in cui si trovavano. Furono tutti giustiziati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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