Milano - «Lei ha le prove che quanto
sostiene il generale Speciale sia vero?».
No, signor vice ministro Visco però
il comandante generale dichiara
che gli chiese di mandare via
quattro ufficiali, che arrivò a paventare
le dimissioni...
«Lei non ha le prove che quanto
affermato da Speciale sia vero. Io
però le dico che è tutto falso. Ha
capito? Tutto falso».
Scusi, è falso che lei abbia chiesto
a Speciale di concertare le
scelte con i generali Pappa e Favaro
e che gli disse che «se non
avesse ottemperato a queste direttive,
erano chiare le conseguenze...
».
«Mi sembra di averle già risposto.
Ora la saluto».
Credo siano vicende importanti.
E un sì o un no non implichino
grande sforzo...
«Ora sta parlando lei. Quanto avevo
da dire l’ho già detto. C’è stato
anche un dibattito parlamentare.
E il primo ministro Romano Prodi
ha dato risposte obiettive».
Il clic
arriva dopo l’ennesimo diniego e
un saluto cordiale. Sono le 21.40 e
il vice ministro Vincenzo Visco altro
non aggiunge. Del resto nei
giorni delle polemiche, quando la
storia dei trasferimenti, e solo in
parte, era venuta fuori, a metà luglio
del 2007, aveva già cercato di
stemperare le polemiche. E anche
Prodi rispondendo alle interrogazioni
della Cdl aveva sostenuto che
quelli di Milano erano «avvicendamenti
che non presentano alcuna
eccezionalità». E a riprova il premier
indicava che proprio quegli
ufficiali erano «destinati a incarichi
di pari o superiore livello». Aggiungendo
che «il viceministro Visco
ha avuto un colloquio telefonico
personale» con il procuratore
capo di Milano, «assicurando che
sarebbe stata riservata la massima
cura nel garantire la continuità
nell’azione di indagine e ricevendo
l'assicurazione che in tal caso
non vi sarebbe stata alcuna controindicazione
agli avvicendamenti
».
Una foglia di fico, per l’opposizione,
che nascondeva una manovra
mai vista in precedenza. La rimozione
dell’intera scala gerarchica
della piazza più importante per
la polizia finanziaria del Paese: Milano.
Città che dopo Mani pulite
dall’estate del 2005 assisteva a indagini
finanziarie di primissimo
piano. Dopo il crac Parmalat, le
Fiamme Gialle si sono messe sulle
tracce dei furbetti del quartierino,
delle scalate a Bnl e Antonveneta,
sino a Telecom. Da parte sua, invece,
Visco ha sempre sostenuto che
«gli avvicendamenti sono unicamente
riconducibili ad esigenze di
servizio».
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