«Abbiamo sofferto contro Australia e Croazia. Siamo abituati a giocare più degli avversari, a tenere il pallone e a segnare di più. Questa nazionale deve rispettare la tendenza». Parole di Luiz Inacio Lula da Silva, pronunciate in un programma radiofonico pochi giorni fa. «Sono teso», ammette il presidente del Brasile: ha già fatto stirare il vestito buono per riaccogliere in patria la Selecao, dopo il 9 luglio e festeggiare insieme alla squadra il sesto titolo mondiale. Nellattesa, come un qualsiasi appassionato, sfoga la tensione improvvisandosi «cittì».
Martedì, nellottavo di finale contro il Ghana, il tecnico Parreira potrebbe escludere il «Puma» Emerson, juventino ed ex-romanista. Contro il Giappone è piaciuto Gilberto Silva, 29enne dellArsenal ma Lula «raccomanda» un altro protagonista di quel 4-1, il più offensivo Juninho, stella del Lione dei miracoli. Una «sponsorizzazione» motivata: «Il popolo desiderava qualcuno che toccasse di più il pallone e credo che lo abbia ottenuto». Chiamato a commentare le parole del presidente, Emerson ha dovuto mixare ironia e diplomazia. «Se voterò ancora per Lula dopo che ha raccomandato Juninho? Non so e non lo dico perchè il voto è segreto. Comunque è bello avere un presidente così tifoso». Tifoso ma con il privilegio di poter porre domande che al supporter da divano resteranno sempre fra i denti. Come quella, ingenua o velenosa, recapitata a Parreira un paio di settimane fa, «ma Ronaldo è grasso o no?» e che ha scatenato un mezzo caso di Stato, inasprendo il già poco piacevole debutto del Fenomeno a Germania 2006.
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