Roma Di un punto ha bisogno il Milan per far saltare i tappi e un punto il Milan guadagna in cima alla tenera serata che sancisce il suo ritorno in paradiso. Sa quel che vuole l'ultimo Milan di Allegri che continua a somigliare in modo sempre più a Fabio Capello e l'ottiene nell'occasione fissata dall'aritmetica. Il rotondo 0 a 0 di ieri sera all'Olimpico invece di immalinconire riempie di gioia il popolo rossonero arrivato a Roma a rendere memorabile questa sera 'e maggio. Senza strafare, anzi rischiando prima l'incolumità per poi replicare nella ripresa con orgogliosi attacchi e il controllo, quasi scientifico, del gioco e del pallone.
È il punto dello scudetto numero 18 di una storia piena di trionfi e anche di lunghe astinenze che spunta dalla collina di Monte Mario per illuminare il cammino strepitoso dei nuovi campioni d'Italia. In tribuna è simbolico l'abbraccio tra Adriano Galliani e Barbara Berlusconi, neo consigliere, rappresentante della famiglia: è il timbro di ceralacca all'intesa tra management e azionista che continua a scandire i successi del club più titolato al mondo. Molte le lacrime, dei campioni di razza come Seedorf, molti i trionfi garantiti ad Abbiati, per esempio, da un gruppo riconoscente. Programma rispettato con i suoi tifosi e anche col calcio italiano, a caccia di un nuovo padrone dopo l'abbuffata interista. Il metodo del Milan è quello di sempre: aggiungere ai campioni conclamati un plotoncino di giovanotti di grande futuro, reclutando lungo la stagione qualche guerriero dallo straordinario talento tattico, Van Bommel il riferimento.
Forse è il braccino del tennista, forse sono le improbabili prove generali per avvicinarsi al calcio ritmato del Barcellona, di sicuro il Milan al gran completo schierato da Allegri a sorpresa (ripensamento notturno rispetto alle promesse del giorno prima?) si limita a un inspiegabile torello di scarsa efficacia e lascia alla Roma il campo aperto oltre che il compito di inseguire l'affondo. Persino la celebrata difesa, scrigno prezioso del primato rossonero, sembra sbandare dinanzi ai primi assalti di Cassetti e Vucinic fino a rischiare grosso nell'apertura e nei titoli di coda della prima frazione.
Al Milan resta l'inutile possesso palla, alla Roma il dispetto per un paio di sbavature del solito Vucinic: sotto porta è un disastro nella mira e la striscia degli sprechi continua. In questa fase è quasi sempre Abbiati, col contributo speciale dei due vigilantes Nesta e Thiago Silva, a salvare la ghirba al Milan (uscite tempestive su Vucinic e Simplicio) e a dargli la sveglia visto che nel frattempo il ko di Brighi consente a Montella di ridisegnare meglio la sua Roma. Le uniche scintille arrivano da un paio di collisioni tra Van Bommel e Totti con scambio di insulti e spiegazioni: il re di Roma reagisce male sotto gli occhi della tv tirando un manrovescio all'olandese. Per fortuna di noi tutti, i due, più tardi offrono segnali evidenti di riappacificazione.
Il palo di Robinho scheggiato 38 secondi dopo l'apertura della seconda frazione è un vero avviso ai naviganti: il Milan non intende più fare flanella. Il cambio di marcia non è merito solo del cambio di capitani (fuori Gattuso, toccato al ginocchio, dentro Ambrosini) che pure procaccia a Boateng una pulitissima palla-gol: è tutto il gruppo che mette fine allo sterile torello per prendere di petto la Roma e strattonarla come si conviene (una "bomba" di Ibra su punizione ne è il passaggio simbolico) cancellando l'impressione di un Milan fin troppo calcolatore e al risparmio proprio nella serata tricolore. Chi detta legge, come gli capita da molte settimane a questa parte, è Clarence Seedorf, capace di segnalarsi anche in una serata così per alcuni pezzi di bravura tecnica e qualche giocata che riconciliano col calcio vero. Da ieri il Milan si può considerare tornato al suo splendore più recente.
Sette anni di lontananza dal tricolore sono un periodo troppo lungo per non provocare quell'orgia di abbracci e di baci che rendono d'improvviso l'Olimpico romano un pezzo di San Siro milanista. La festa continua nella notte nell'albergo di villa Borghese, ma da domani c'è un'altra sfida da raccogliere e da provare a vincere. Si chiama Palermo, semifinale di coppa Italia da rovesciare.
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