RomaUnora di colloquio, con Silvio Berlusconi a Palazzo Grazioli, su tre temi caldi: il futuro di Telecom e le vertenze Fiat e Alcoa. Il ministro dello Sviluppo Claudio Scajola fa il punto con il premier sui tre dossier. Telecom, dopo il colloquio di giovedì con Franco Bernabè. Fiat, dopo il gran rifiuto di Sergio Marchionne agli incentivi-palliativi. Alcoa, a pochi giorni dalla ripresa del negoziato con la multinazionale dellalluminio a palazzo Chigi. Nessuna dichiarazione al termine dellincontro, ma la scaletta degli argomenti era obbligata: lo stesso Scajola aveva annunciato che avrebbe riferito a Berlusconi i contenuti dellincontro con lamministratore delegato di Telecom. Mentre il presidente del Consiglio aveva avuto un colloquio telefonico diretto, giovedì sera, con Luca di Montezemolo per parlare di Fiat.
Nel governo cè preoccupazione per laccavallarsi di situazioni complicate che riguardano leconomia. Il futuro di Telecom e della rete telefonica fissa è argomento strategico per il Paese, anche se il presidente del Consiglio ha ricordato che si ragiona intorno ad una società privata e che «viviamo in uneconomia di mercato». Il dossier è complesso, ma ha almeno due pregi: tempi non brevi e poche o nulle ricadute sulloccupazione. Il secondo tema caldo è quello Fiat: in questo caso i tempi della partita non sono brevi - fra lannuncio e la chiusura effettiva di Termini Imerese dovrebbe passare del tempo - ma limpatto su una Regione già devastata come la Sicilia è, in termini di sviluppo e posti di lavoro, davvero allarmante. Scajola ribadisce limpegno del governo «a mantenere e valorizzare le potenzialità industriali dello stabilimento, dove la produzione continuerà fino al 2011». Conferma che la Fiat aumenterà da 650 mila a 900 mila la produzione di auto in Italia entro il 2012, «come da noi richiesto». Ed ha scelto Invitalia come advisor per lanalisi delle diverse ipotesi di investimento nellarea di Termini. Terzo dossier, e questo è davvero scottante: giovedì 11 riprende il negoziato con Alcoa sulla chiusura degli impianti italiani, con margini di trattativa molto ristretti. Lo stesso sottosegretario alla presidenza Gianni Letta, sentendo parlare di Pittsburgh in un convegno, ha detto: «Pittsburgh è una parola non molto gradita in questi giorni: è la sede dellAlcoa».
La sensazione è che non si finisca qui. «Oggi abbiamo le vertenze Fiat e Alcoa, ma ne potrebbero seguire altre», dice Emma Marcegaglia, presidente della Confindustria. Nel 2009, ricorda, lItalia ha perso il 5% del Pil, ma ha tenuto in termini di occupazione, «sapendo però che, con qualche mese di scarto i problemi sarebbero arrivati». Ad esempio, cè il caso della Glaxo di Verona che rischia di chiudere. «Un fulmine a ciel sereno», lo definisce Maurizio Sacconi.
La lunga telefonata tra Luca e il premier
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.