L'uomo più forte del mondo combatte i bulli di periferia

Lui è l'uomo più forte del mondo. L'unico capace di sollevare al cielo oltre mezza tonnellata di pesi. L'eroe degli adolescenti di Milano. Ha collezionato coppe, medaglie, vittorie di ogni tipo. Ma non gli basta. Bruno Danovaro, che ora ha 44 anni, si è messo in testa di vincere una sfida ben più grande: quella di battere il bullismo e di incanalare nello sport la violenza dei ragazzini che a scuola se la prendono con i compagni più deboli. Prende i teppistelli di strada e li mette su un ring, convince il capetto della baby gang ad andare in palestra e gli insegna le mosse del judo. Come a dire: vuoi fare a botte? Va benissimo, purché diventi una disciplina sportiva. Con delle regole e dei valori. Ed ecco che la rabbia degli adolescenti di periferia si trasforma in grinta e, a volte, perfino in qualche vittoria agonistica. Chi, fino a poco prima, ha fatto la voce grossa con i più piccoli, impara a stare in riga. E pure a incassare la sconfitta. A insegnarglielo è Bruno che, tra le sue numerose attività, addestra anche i militari della caserma Perrucchetti prima delle missioni più pericolose.
Dalla palestra di Sesto San Giovanni alle scuole di via Padova e corso Lodi, gli allenamenti anti bullismo tra i giovanissimi piacciono e stanno decollando in parecchi istituti grazie al passa parola tra i genitori. Bruno è stato anche contattato da alcune famiglie per risolvere qualche caso di violenza. Proprio come se fosse un super eroe da chiamare in caso di emergenza. E lui, c'è da star sicuri, accorre sempre. A Sesto ad esempio, il classico attacca-brighe del paese molestava ragazze e signore, si faceva dare soldi e portafogli senza che nessuno, mai, avesse il coraggio di andarlo a denunciare. Un giorno Bruno, olimpionico di judo, gli ha proposto: «Prenditela con me, ma in palestra». Alla sfida ha assistito mezzo paese: una bella lezione che ha aggiustato le cose. O ancora, una volta Bruno è stato contattato da due genitori preoccupati per il figlio. Il ragazzo, iscritto a un liceo scientifico privato, era stato seviziato da un gruppo di compagni ed era nel mirino della compagnia dei bulli della scuola. Forse un bel corso di arti marziali gli sarebbe servito non solo per difendersi ma anche per recuperare un po' di fiducia in se stesso. Bruno si è comportato come un vero allenatore del fisico e dello spirito e qualche volta è persino andato ad aspettare il suo pupillo fuori da scuola. E i bulletti hanno subito colto il messaggio: insomma, non è da tutti essere passati a prendere «dall'uomo più forte del mondo». Bruno, che crede profondamente nel potere dello sport, alla fine scopre che, dietro ad ogni storia, c'è sempre del buono. Che non esistono ragazzi cattivi. In palestra ci si trova tutti assieme, bulli e «vittime», e si diventa amici anche fuori dagli spogliatoi. Ci si sfida, sì, ma con una divisa e con un arbitro. Altro che violenza, altro che agguati per strada. «Dopo un allenamento con me - racconta - i ragazzi hanno solo le energie per farsi una bella doccia e andarsene a casa». L'aggressività viene trasformata in qualcosa di buono, in uno sport. Assieme ai ragazzini di famiglie problematiche, Bruno allena anche i figli delle cosiddette famiglie bene, con padri medici e avvocati.

«Mi è spesso capitato - racconta - di avere a che fare con adolescenti che inalano benzina, vinavil, che si drogano. Lo sport li trasforma e li fa crescere». E la prima regola dell'uomo più forte del mondo è proprio questa: niente droga, meglio un uovo sbattuto con lo zucchero.

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