Macellazione islamica troppo cruenta i veterinari si rifiutano di assistere

Sono iniziate in questi giorni importanti festività religiose islamiche e segnatamente il Capodanno islamico e, per gli sciiti, la festività dell’Ashura. Le feste comportano riti e sacrifici. È noto che, sia nella ritualità religiosa musulmana che in quella ebraica, il rito Halal e il cibo Casher prevedono, rifacendosi ai sacri testi delle rispettive religioni, che il taglio della gola avvenga con l’animale cosciente, addirittura, per quanto riguarda i seguaci del Corano, mentre la testa è girata in direzione de La Mecca.
La carne non deve essere contaminata dal sangue, il quale deve sgorgare in modo possente dalla gola tagliata per abbandonare il corpo il più velocemente possibile e lasciarlo «pulito» dai suoi indegni residui. Altrettanto note sono le polemiche che, da quando l’immigrazione è diventata intensa, accompagnano in tutto il mondo tali riti religiosi che contrastano con le leggi dei Paesi civili che vogliono gli animali storditi e privi di coscienza, prima della iugulazione (taglio delle giugulari). Diverse nazioni dell'Europa non hanno ceduto alle richieste di musulmani ed ebrei e hanno imposto, prima fra tutte, la loro legge a protezione del benessere animale anche durante l’ultimo viaggio.
L’Italia, regina del buonismo da discount, ha istituito mattatoi in cui islamici ed ebrei possono portare a termine le loro usanze sugli animali da macello. Anche se qualche imam, ha convinto i propri fedeli che la perdita di coscienza dell’animale non stride con il Corano («gli animali destinati al macello non devono soffrire») la stragrande maggioranza persegue nel rito dello sgozzamento degli animali vivi e coscienti.
A questo punto, dopo una giornata di studio che si è svolta a Torino, alcuni veterinari, capitanati dalla direttrice dell’Istituto Zooprofilattico piemontese, hanno chiesto di poter esercitare l’obiezione di coscienza. Non se la sentono più di sorvegliare le operazioni nei mattatoi dove animali grondanti di sangue e ancora cosciente urlano il loro dolore. Veterinari addetti ai macelli sì, ma questo non vuol dire essere privi di sensibilità.
Un altro problema molto importante uscito dal confronto dei veterinari è che le carni degli animali ammazzati in questo modo sono sempre più spesso consumate anche dai cittadini italiani, i quali, ignari di tutto, le comprano nei supermercati, perché non vi è alcuna etichetta che le contraddistingua. Io, pur non essendo vegetariano, mangio poca carne.
Bene, esigo di sapere se quel poco che mangio proviene da una macellazione eseguita secondo la nostra legislazione o da un rito religioso a me lontano mille miglia.

Dunque, metteteci un’etichetta, che non vi costa niente, e informate le persone di quale carne acquistano, così come nei negozi di Kebab, oggi frequentati da molti studenti europei con pochi soldi in tasca, sarebbe bene che i giovani, forse più sensibili di noi a certi argomenti, fossero al corrente di che carne mangiano, se quella benedetta dall’imam o quella di un animale che è stato almeno stordito prima di essere dissanguato. E qui, il razzismo non c’entra nulla.

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