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La madre «Ormai voglio solo morire, mio figlio non era un appestato»

Napoli«Mio figlio è morto per il diabete alto, non per l'influenza». Lo grida Antonietta, 77 anni, la madre di Gaetano, 51 anni, la prima vittima italiana dell’influenza A, morto la notte di giovedì a Napoli. Grida nel cortile, affinché gli altri inquilini capiscano che il figlio «non era un appestato. Voglio solo morire - ripete in continuazione Antonietta -. Non ho più ragione di vivere, noi vivevamo l’uno per l’altra. Ora mi sento sola e voglio andare a vivere in una casa di riposo, ma a questo, al funerale e a tutto il resto penserà mia nipote Dora». Via Angiulli è una traversa di via Regina Margherita, a Secondigliano, nel cuore del quartiere simbolo di tutti i mali di Napoli: camorra, disoccupazione, traffico, microcriminalità. Da due giorni, altro malessere si è aggiunto da queste parti: è qui, infatti, che viveva Gaetano. Nella palazzina a due piani, Gaetano e mamma Antonietta, vivevano in un appartamento di pochi metri quadrati. Una camera, un letto matrimoniale, un cucinino e un bagnetto. Attorno a questa vecchina non c’è solidarietà ma diffidenza. Una donna al primo piano, con i suoi figli, ieri si è barricata in casa perché teme il contagio: «Fino a quando non viene la Asl a disinfettare il nostro palazzo e tutta la zona, restiamo chiusi qui dentro». L’Asl è arrivata, ha fatto la bonifica ma la paura è rimasta. Quando la incrociano gli altri inquilini scappano per il timore di essere contagiati. «Mio figlio era devoto a Sant'Antonio, eppure lo hanno trattato come un appestato. Era come un bambino, stava tutto il giorno davanti alla televisione». Per tutti, Gaetano era «zanna ’e fierro» per i suoi denti sporgenti. Il fisico era cresciuto, era un omaccione ma dentro era un bimbo, per via dell’oligofrenia che lo aveva colpito. «Biascicava parole incomprensibili, parlava sempre del Napoli», dicono i vicini. Poi si era ammalato anche di diabete e di insufficienza renale ed era cardiopatico. «Vivevamo con la sua pensione di invalido ma non gli hanno mai concesso l’accompagnamento», spiega Antonietta. «Si fermava a comprare un regalo alla mamma e qualche rivista dal giornalaio» dice un vicino.
Vivevano così da 51 anni, come se il tempo si fosse fermato. Una mamma e il suo figlio menomato.


carminespadafora@libero.it

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