Raggiungere il traguardo dei cento anni e dimostrarne venti di meno. Decidere un mese fa di lasciare lampio appartamento di corso Magenta e occuparne uno più piccolo, dalle parti di viale Romagna, per stare vicino agli amici più cari. Essere conosciuta per la gloriosa carriera di cantante lirica, più lunga di quella della Callas e della Tebaldi, e rispondere alla domanda «quante volte sul palco della Scala?» con «una cinquantina, credo». Ma con unopera sola, il suo cavallo di battaglia, quellAdriana Lecouvreur del maestro Francesco Cilea da lei magicamente interpretata che lha fatta conoscere in mezzo mondo.
È Magda Olivero, soprano, nata a Saluzzo, vicino a Torino, e vissuta in gran parte a Milano. Ieri ha compiuto un secolo, si è svegliata alle 8 e ha cominciato a scartare fiori. A metà pomeriggio il salotto pareva una serra: «Ringrazio Dio per la qualità di vita che mi concede - dice lucidissima -. Ho una memoria di ferro, non sento gli acciacchi e lo spirito è quello di quando ero giovane». Fra i tanti fiori non mancavano quelli inviati dal sindaco ma quelli della Provincia li ha portati direttamente lassessore alle Infrastrutture, Giovanni De Nicola. Melomane? «Volevo conoscere questa cantante, legata alla mia infanzia. Sono nato a Palmi, città natale di Cilea, nel 50 e ricordo mia mamma che cantava a voce alta le arie della Lecouvreur».
Magda Olivero si inserisce nel ricordo, la sua carriera iniziò nel 32 «ma nove anni dopo abbandonai il palcoscenico. Mi sposai, mi ero ripromessa che con il matrimonio avrei abbandonato il canto». Non fu una richiesta del marito, lindustriale italo tedesco Aldo Busch, «che anzi rispettò sempre le mie scelte di lavoro ma cera la guerra e volevo stargli vicino». Poi, dopo nove anni, i figli non arrivarono e lei cedette al richiamo del canto. «Svariati direttori di orchestra e sovrintendenti di teatri mi chiedevano di riprendere, lo feci per il maestro Francesco Cilea che allepoca, nel 1950, era malato ed espresse il desiderio di risentirmi: mi diceva che ero riuscita a interpretare Adriana come nessun altra, che ero andata oltre le note che lui aveva scritto. In realtà studiai molto, mi impegnai nella recitazione perchè se canti devi anche saper recitare, quella donna è realmente vissuta e per me dare vita a quel personaggio era una grande soddisfazione: sentivo la vicinanza del pubblico come si avverte unonda che si avvicina».
La Olivero ha cantato lultima volta due anni fa, il 15 agosto, in una chiesa di Solda in Alto Adige: «Adoro quel posto che piaceva tanto a mio marito e appena posso ci vado ancora. Ci sono boschi verdissimi e unaria incantevole. Ho cantato lAve Maria in chiesa per 42 estati a Ferragosto, sono sempre stata devota alla Madonna. La prima volta, nel 1966, sentii i parrocchiani che avevano bisogno di soldi e mi offrii di dar loro un aiuto: se volete posso cantare durante la messa e poi andare a chiedere lelemosina. E così al termine della funzione mi ritrovai con un cestino traboccante di soldi, era una somma incredibile. Da allora lho sempre fatto». Il compleanno della Olivero si è concluso con una cena fuori insieme con gli amici cantanti.
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