Una magia di Ibra fa ripartire l'Inter E il Lecce frena la corsa della Lazio

Contro il Bologna finisce 2 a 1. Lo svedese sblocca la sfida con un fantastico gol di Tacco. Adriano raddoppia su rigore, ma la difesa va il tilt i felsinei si avvicinano. La Lazio pareggia (1 a 1), grazie a Simone Inzaghi, tornato al gol dopo quattro anni

Una magia di Ibra fa ripartire l'Inter 
E il Lecce frena la corsa della Lazio

da Milano

Aveva detto che davanti avrebbe giocato Ibra con Adriano più un altro al posto di Balotelli. Invece ne ha messi due al posto del ragazzo, Quaresma e Mancini. E tutto questo senza fare l'ammucchiata di altre volte. Un 4-4-2, ma forse più un 4-2-4, comunque sono piccolezze che Mourinho non apprezza, lui parla di modello, il modulo gli interessa meno. E il modello di gioco è piaciuto, mentalità, schemi, senso di gruppo, calma, superiorità che il risultato nasconde in modo vergognoso. Forse ci stavano altri due rigori, entrambi su Adriano, nel finale sono state fallite tonnellate di palle gol. Questa Inter è cresciuta, questa Inter sembra destinata a ripetersi.
È andata in vantaggio dopo 25 minuti con la palla gol più difficile in un mazzo di almeno altre dodici solo nei primi 45 minuti. Adriano ha insistito sulla fascia sinistra contrastato da Evangelos Moras, ha fintato un primo cross, ha mandato fuori tempo il suo marcatore, poi ha centrato di sinistro e ha colto Ibrahimovic appostato appena dentro l'area piccola con Terzi addosso: torsione, schiena alla porta mentre di tacco destro indirizza la palla sul primo palo di Antonioli. Ibra non ha deviato in porta, ha tirato in porta, la differenza non è neppure sottile. Terzi è rimasto a terra dopo il gol e ci è rimasto per un po', sono situazioni che ti trascini dietro per un pezzo, da quella posizione è praticamente impossibile pensarlo, metterla dentro è quasi un atto di presunzione.
Ma onestamente un solo gol di scarto era paradossale, a tratti sembrava di essere ai giardinetti, con tutto il rispetto.
A turno davanti ad Antonioli si sono presentati Ibra all'8', Vieira al 30', Adriano e Mancini nel corso della stessa azione al 45'. Tutti palla al piede. Maicon ha distribuito democraticamente qualcosa a tutti prima di entrare in relax nella seconda parte. A turno hanno calciato tutti, anche Quaresma che è cresciuto e ha fatto bene la sua parte, meno brillante Mancini con cui si è spesso scambiato la fascia di competenza.
Appena rientrati in campo il Bologna si è messo da solo sulla sedia a rotelle, cross di Mancini dalla destra, Volpi appena dentro la sua area vede il pallone rimbalzare dalla punta della scarpa al suo braccio, per Ciampi è rigore e nessuno del Bologna sta troppo lì a farla lunga. Calcia Adriano dagli undici metri, palla da una parte, Antonioli a destra sotto la curva Nord che saluta il primo gol di Adriano in campionato con un boato.
Il Bologna è lì, a un certo punto Arrigoni avrà anche pensato che venire a San Siro due volte in un mese e mezzo e passarla liscia era praticamente impossibile, ma dopo aver visto l'Inter attaccare, creare e restare ferma, magari ci ha creduto nuovamente: «Lasciateli lavorare - gridava ai suoi - che se poi non fanno gol si innervosiscono». Gli hanno fatto vedere cose nuove, colorate, bella musica, Julio Cesar non ha mai dovuto fare interventi seri, il gol è un regalo vero di Zanetti che stoppa lungo per Cordoba colto di sorpresa, palla nell'area piccola raccolta da Moras dopo undici minuti della ripresa.

Quindi Inter che è rimasta davanti di un solo gol per lunghissimi tratti della gara, oltre un'ora, troppo per non essere sempre ad altissimo rischio anche contro questo Bologna che nel finale ha ritrovato lo spirito giusto per far diventare la partita qualcosa di serio.

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