«Capo, ho il video di Paul Jewell che si lavora una bionda in reggicalze».
«Hey, boss, io ho beccato il filmino di Micah Richards che si fa una minorenne nel cesso di un albergo».
«Capo, ho la bomba. Beckham ha una storia con la sua addetta stampa».
È difficile che la redazione di un grande giornale somigli ad un club di verginelle. Ma la redazione del News of the World, il settimanale di Rupert Murdoch finito nel mirino dellinchiesta choc del rivale Guardian, era qualcosa di diverso da tutte le altre. Perché il fuoco incrociato delle rivelazioni di questi giorni racconta di una redazione «fuori controllo», dove la caccia allo scoop aveva preso la mano a tutti quanti, dai capi, ai reporter esperti, ai giovani cronisti. «La regola era: non fare domande sulla provenienza delle notizie», racconta un ex del News of the World. Ma cera qualcosa che i vertici del giornale sapevano molto bene: il News aveva unarma segreta, la struttura di intelligence parallela creata dal detective privato Glenn Mulcair su ordine del vicedirettore Greg Miskiw. Era «Nine Consultancy», lagenzia di Mulcaire, larma segreta dei reporter di Murdoch. «Chiamavi linvestigatore - racconta al Guardian un altro ex - e dopo due ore avevi la risposta che ti serviva».
Adesso che questo modo straordinariamente comodo di fare i giornalisti è venuto alla luce, diventa difficile non rileggere impietosamente la costellazione degli innumerevoli scoop compiuti dal News of the World in questi anni. È chiaro che non tutti sono stati realizzati a colpi di intercettazioni illegali. Ma - man mano che lelenco delle vittime si allunga - diventa difficile distinguere il frutto del duro lavoro del cronista che si consuma le suole dalla mela bacata dellhacker prezzolato. Fu una fonte anonima o un sms intercettato a raccontare la vera storia di Fernanda, fidanzata di Cristiano Rolando ma anche squillo e spacciatrice? Come fece il News a scoprire i commenti velenosi che Sven Goran Eriksson, allora coach dellInghilterra, faceva su alcuni dei suoi calciatori? E le scappatelle del vicepremier John Prescott? E quelle dellattore Jude Law? E i litigi damore (gay, ovviamente) di George Michael? «Domenicale dellanno», «Lo scoop dellanno», «Il reporter dellanno»: sul sito del News of the World, la galleria dei trionfi è ancora oggi in bella evidenza. Ma è su tutta quella galleria che si allunga inevitabile lombra del sospetto.
Per capire quanta parte abbia davvero avuto, nelle fortune del settimanale di Murdoch, il sistema del phone-hacking bisognerà aspettare. Ancora non è chiaro se a realizzare le intercettazioni fosse solo la «Nine Consultancy», né è chiaro quale fosse la tecnica di intercettazione. Ieri il Guardian descriveva un meccanismo piuttosto rudimentale di ascolto abusivo delle segreterie telefoniche dei cellulari, basato sullacquisizione dei codici di accesso. Ma è chiaro che una buona talpa in una compagnia di telefonia mobile avrebbe potuto garantire risultati molto migliori (e giustificare le duemila sterline alla settimana che il News of the World passava alla struttura di Mulcaire).
Certo, alcuni scoop appaiono più sospetti di altri. Lmms - ovvero il messaggino multimediale - con cui due calciatori del Manchester City inviano ai compagni il filmato delle loro imprese con una ragazzina, per esempio. O il fantomatico tentativo di rapimento di Victoria Beckham. O, se si vuole andare più indietro nel tempo, alla madre di tutte le intercettazioni-gossip, la romantica dichiarazione damore di Carlo a Camilla («Vorrei essere il tuo Tampax») finita - ancora non si sa come - sui tabloid.
Altri colpi sembrano più difficili da ricondurre allintelligence parallela di Murdoch: come le imprese a ripetizione di Mazher Mahmood, il giornalista del News of the World che con i suoi innumerevoli travestimenti ha ingannato decine di vip. Ma a ben vedere anche sulla genesi di alcune imprese di Mahmood - come le battutacce sulla famiglia reale strappate a Sophie, moglie del principe Edoardo - non tutto è stato spiegato con chiarezza. E in ogni caso su tutto incombe un denominatore comune, la ricerca paranoica dello scoop a tutti i costi, che certamente non è solo del News of the World, ma che nella redazione del tabloid da quattro milioni di copie aveva rotto gli argini delle leggi, delle regole professionali, forse anche del buon senso. E che lascia ancora più increduli se si guarda alla venialità degli argomenti trattati, alla irrilevanza quasi comica degli scoop.
«Mai fare domande sulle fonti» Così agiva la fabbrica degli scoop
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