
La determinazione gliela leggi in quegli occhi glaciali che fissano un obiettivo a tratti impronunciabile: Djokovic. Avvicinarsi all'idolo imparando dai due fenomeni del momento. Flavio Cobolli, classe 2002, è l'ultimo italiano che ha iniziato a far sognare. Abbiamo avuto l'onore di intervistarlo e di palleggiare con lui al Park training tennis di Genova nell’ambito di un’iniziativa organizzata da Pulsee Luce e Gas, operatore energetico per le utenze domestiche di Axpo Italia e già sponsor del Genoa CFC.
Due titoli Atp, i quarti a Wimbledon, il tuo bilancio della stagione?
"È stata una stagione lunga iniziata malissimo per problemi fisici e risultati che non arrivavano però non ho mai mollato, ho sempre provato a lottare per ritrovarmi e ce l'ho fatta con Bucarest, poi con Amburgo e infine con Wimbledon, che mi ha dato una spinta enorme a credere in me stesso e che è stata la ciliegina sulla torta".

Cosa senti di dover migliorare?
"Il servizio, su cui già sto lavorando tanto, e i colpi di taglio".
Cosa ti ha lasciato la finale di Us Open?
"Ho visto un dualismo spettacolare e dei cambi tattici incredibili. Sinner e Alcaraz provano a migliorarsi ogni giorno e mi danno lo stimolo per crescere, sembra impossibile raggiungerli ma lavoro per questo".
Una cosa che ruberesti ad Alcaraz?
"Sicuramente la mano, il suo tocco, la usa in modo differente rispetto agli altri giocatori del circuito".
E a Sinner?
"La mentalità".
Djokovic ha detto che c'è un erede di Federer, un erede di Nadal, ma ancora non c'è un suo erede. Secondo te chi può essere?
"Io... No, scherzo. Sogno di esserlo io, però ovviamente ci sono tanti altri giocatori molto forti che proveranno a esserlo, però lui è il mio idolo sin da quando sono bambino, quindi sarebbe un onore poter avvicinarmi a lui anche se è il miglior giocatore della storia e il suo erede sarà quasi impossibile trovarlo".
Se ripensi a Wimbledon cosa ti viene in mente?
"La voglia di provarci ancora".
La tua più grande paura?
"Pensare di aver dato tutto quando alla fine magari avrei potuto dare ancora. Ho paura del rammarico e del rimorso. Io voglio dare sempre tutto anche se poi magari non è abbastanza".
Non deve essere stato facile ritirarsi nel match con Musetti agli Us Open.
"Sì, è una delle cose più brutte che un giocatore di tennis possa fare, però a volte bisogna pensare anche a se stessi e mi dispiace ancora per Lorenzo che meritava di vincere la partita con un punteggio pieno e spero non se la sia presa con me per questo brutto gesto, però non ce la facevo più e ho dovuto fare una scelta per la mia salute".
Come ti senti adesso?
"Sto bene e ho recuperato al 100%".
Prossimo step la Coppa Davis?
"È il primo obiettivo sin dall'inizio della stagione, spero di far parte della squadra, siamo un bel gruppo, ovviamente c'è un giocatore come Sinner che comanda questa truppa e che ci sta dando una forte spinta per lavorare sempre di più però siamo tutti amici, ci sfidiamo sul campo e lottiamo ogni giorno per metterci in difficoltà".
Superficie preferita?
"Sono nato sulla terra e non volevo giocare assolutamente sul veloce ma poi abbiamo deciso di giocare solo su quella superficie per migliorarci e infatti ora mi sento quasi più a mio agio lì, bisogna lavorare ogni giorno per oltrepassare i propri limiti".
Cosa rappresenta tuo padre che per te è anche allenatore?
"È il miglior coach del mondo e quindi è giusto averlo con me, ovviamente ci sono degli screzi perché comunque è mio padre".
Oltre ai tuoi genitori c'è qualcuno che senti particolarmente vicino?
"Mio fratello. Lui non è bravo nello sport e avrebbe potuto nutrire un sentimento di invidia, sicuramente non deve essere facile per lui, ma siamo molto legati".
Sei scaramantico?
"Scelgo sempre la stessa doccia e vado sempre in quella, però sono più scaramantico quando guardo la Roma che quando gioco a tennis. Hai una trentina di tatuaggi tra cui il simbolo della Lupa".
Se dovessi scegliere tra la vittoria dello scudetto della Roma e la tua entrata tra i top ten?
"Ho tanti anni per aspettare uno scudetto della Roma quando finirà la mia carriera e sono sicuro che prima o poi arriverà, quindi scelgo sicuramente di entrare tra i primi dieci al mondo".
Ti senti un giovane come gli altri?
"Un giovane privilegiato perché un divertimento e una passione sono diventate anche un mestiere".
Il consiglio che daresti ai giovani tennisti?
"Di divertirsi ma più che a loro vorrei darlo ai genitori: lasciate liberi i vostri figli di divertirsi".