Tiziana Maiolo è l’ultimo acquisto del carrozzone «futurista ». Glorificata da un paginone del Secolo d’Italia ,lei che nasce come giornalista rossa del Manifesto . A piacerle sono i «diritti civili» che dice di aver riscoperto grazie a Gianfranco Fini. Mica Berlusconi. «Come per esempio quando si votò la legge sulla procreazione assistita che io in Parlamento mai avrei potuto approvare». Se c’è una cosa che non le fa difetto è l’ego. E questo sia detto senza ombra di malignità, visto che le ha permesso di scalare i vertici di più partiti, del Comune di Milano, del parlamento e addirittura dell’Onu di cui è stata nella commissione che lotta contro le discriminazioni delle donne nel mondo. Ma quand’era assessore e si occupava di moda, s’inviperì perché le portarono le bozze di un volume. La sua foto non era delle dimensioni, a tutta pagina, di quella di Giorgio Armani. Scena madre in un ufficio in cui tutto era regolato da un preciso decalogo, distribuito ai dipendenti a lei addetti. Con tanto di numeri telefonici e giorni della settimana in cui prenotare manicure, parrucchiere, fisioterapia e cure termali. Queste ultime da addebitare immediatamente all’apposito recapito della Camera dei deputati. Poi fruttini a mezzogiorno scaldati nel microonde e serviti insieme al prosciutto acquistato rigorosamente alla Standa, oliere sempre piene e acqua di un certo tipo, come ha rivelato un articolo di Libero . Dettagli, si dirà, di un assessorato gestito da zarina. Con tanti eventi e appuntamenti, in verità, che hanno dato lustro a Milano e al sindaco Letizia Moratti.Fino all’epilogo,con la Maiolo che se ne va sbattendo la porta e invece di un biglietto di saluti al sindaco, scrive un intero libro. Pubblicando da Mondadori , a proposito di riconoscenza e censura. «Donne che odiano le donne », il volume in cui racconta gli anni in parlamento e di Nilde Jotti che la insultò come mai avrebbe fatto con un uomo. E poi la militanza giovanile al Manifesto con Rossana Rossanda, Lucia Annunziata, Ritanna Armeni, Livia Menapace, Luciana Castellina: «Nessuna solidarietà con le altre donne, quelle più giovani costrette all’abnegazione, sacrificate sugli altarini dei rampolli maschi sempre valorizzati e coccolati». L’invidia è femmina, la tesi di fondo di lei che femminista è nata ed è rimasta. E il bersaglio grosso è, ovviamente, la Moratti. «Le giovani di oggi? Hanno trovato la pappa pronta. Io sto cercando la nuova Tatcher». Nel frattempo ci sono state almeno due folgorazioni: Marco Pannella e soprattutto Silvio Berlusconi che, dopo lo screzio con lady Letizia, le offre una candidatura a sindaco di Rozzano e un posto da assessore alla Sicurezza a Buccinasco, hinterland milanese, un tempo roccaforte della ’ndrangheta dei Papalia e dei Barbaro. «Mi ispirerò a Rudolph Giuliani: contribuire a rendere una città più vivibile e più bella, vuol dire contribuire a renderla più sicura». Dice, a proposito di ego. Berlusconi, Giuliani e la Tatcher. Non male per una che era partita dal Manifesto dove, ricorda il consigliere provinciale del Pdl a Milano Gianni Stornaiuolo, «quando testimoniavo al processo contro gli estremisti che avevano sprangato a morte lo studente missino Sergio Ramelli, la Maiolo scriveva cose terribili su di noi. Ci dava dei fascisti, ci trattava che nemmeno le bestie. E, pensa il caso, a scrivere per il Secolo cose esattamente opposte c’era Flavia Perina». Che oggi del Secolo è direttore e che la Maiolo ha raggiunto alla corte di Fini. Il Manifesto , dunque, e poi nel 1990 l’approdo ai Radicali di Marco Pannella e l’elezione al consiglio comunale di Milano nella lista Antiproibizionisti sulla droga. Esperienza che le tornerà utile oggi con Fini. Nel 1992 è nelle liste di Rifondazione Comunista per la Camera ed entra in commissione Giustizia. Nel 1993 corre a sindaco di Milano con una lista civica appoggiata dai Radicali. La lista è prima esclusa dalla competizione elettorale per irregolarità nella presentazione delle firme, poi riammessa. Il risultato è un misero 2,6 per cento.
Nel 1994 si tuffa in Forza Italia con la quale è eletta alla Camera nel 1994 e nel 1996, entrando a far parte anche dell'ufficio di presidenza di Montecitorio. Gli assessorati a Milano con Albertini e la Moratti, oggi il salto da Fini. «Senza politica mi sentivo morta». Sarà l’ultima giravolta di Titti la rossa (oggi di capelli)? Chi la conosce assicura di no.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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