Malèna, Irréversible... quel chiaro oggetto del desiderio

Un'attrice e il suo corpo. Il successo di Monica Bellucci è sempre passato attraverso la rappresentazione di una femminilità mediterranea vista spesso come oggetto da possedere. Saranno state le sue esperienze nel campo della moda, sarà stato poi il suo leggendario calendario per Max nel 1999, ma è già dal suo esordio cinematografico, era il 1991 con La riffa di Francesco Laudadio, che il corpo di Monica Bellucci è il protagonista dei suoi film. Qui desiderato dagli amici del marito morto che non ci penseranno due volte a partecipare alla riffa che la stessa donna, immersa in debiti e ipoteche, ha organizzato e di cui sarà insieme premio e vincitrice.
Negli anni l'attrice umbra ha cominciato a mostrare più esplicitamente la sua femminilità, come in Dracula di Coppola o L'ultimo capodanno di Marco Risi, fino a Malèna di Giuseppe Tornatore (2000) in cui interpreta, nella Sicilia degli anni '40, la bella del paese bramata da tutti, a cominciare dal tredicenne Renato che la spia mentre si spoglia.
Due anni dopo, in Irréversible di Gaspar Noe, la Bellucci è alle prese con una delle sequenze più forti del cinema recente. Stuprata da dietro per ben nove minuti, dice oggi l'attrice, «ero un puro oggetto». Così non le sarà parso vero quando è arrivato Spike Lee, due anni fa con Lei mi odia, con un ruolo di lesbica in cui è lei, in una sorta di contrappasso, a pagare un uomo di colore perché la ingravidi.

E arriviamo all'imminente Per sesso o per amore? dove è una squillo di lusso italiana che nella Pigalle fa innamorare un cliente disposto ad averla tutta per sé e a combattere il suo protettore. «Finalmente sono oggetto d'amore», ha esultato ieri l’attrice. Scordandosi che anche in questo film è vista sempre come un oggetto.

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