Roma

Malagrotta Il gassificatore non è a norma: sequestrato

L’inaugurazione era in programma domani. Ma a Malagrotta, per il momento, non ci sarà nessun nastro da tagliare. Semmai c’è da sperare che quello apposto ieri dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico, che su disposizione della Procura di Roma hanno messo sotto sequestro preventivo il nuovo gassificatore, possa essere rimosso al più presto.
L’impianto, nato per completare il ciclo dei rifiuti nell’enorme discarica che serve la capitale tenuta aperta da anni a colpi di proroghe, era di fatto già attivo da agosto in attesa di entrare in funzione il prossimo gennaio. Ma non era in regola con le norme che tutelano la sicurezza nei luoghi di lavoro. Mancava la certificazione di prevenzione incendi, necessaria più che mai, data l’attività svolta dal gassificatore, che trasformerà in energia elettrica parte dei rifiuti urbani della capitale, e la sua collocazione, a due passi da una raffineria e da un deposito gpl. Il gip Marina Finiti ha disposto il sequestro su richiesta del procuratore aggiunto Achille Toro e del pm Simona Maisto, titolari di una più vasta inchiesta sull’impianto di Malagrotta che ne sta valutando anche l’impatto ambientale. Nel registro degli indagati ci sono i nomi di Manlio Cerroni, presidente del Consorzio laziale rifiuti (Co.la.ri), imprenditore che gestisce la maggior parte degli impianti di smaltimento della provincia, e quello di Francesco Rando, responsabile del gassificatore sequestrato. Nel provvedimento il gip definisce «indubbio ed estremamente inquietante il “periculum in mora” desumibile dalla natura dell’attività svolta nell’impianto, dai materiali utilizzati per la combustione e dalla presenza nelle immediate vicinanze di siti pericolosi, in particolare una raffineria e un deposito gpl». «Sussiste - scrive il giudice - un fondato pericolo che la prosecuzione dell’attuale esercizio dell’impianto e la libera disponibilità di cose pertinenti al reato possa agevolare o protrarre le conseguenze del reato essendo l’impianto in totale carenza dei requisiti di legge». Autorizzato soltanto l’accesso e l’uso del gassificatore «al fine di consentirne la messa in sicurezza, per poter così richiedere e ottenere il nulla osta dei vigili del fuoco necessario per l’attivazione». I magistrati contestano agli indagati la violazione dell’articolo 46 (comma II) che stabilisce l’adozione nei luoghi di lavoro di misure idonee a prevenire gli incendi e a tutelare l’incolumità dei lavoratori. In mancanza di tali misure, l’impianto non sarebbe potuto andare in pre-esercizio. I carabinieri del Noe hanno sigillato l’area di massificazione della centrale di produzione dell’energia elettrica, i servizi ausiliari dove avviene il frazionamento dell’aria per la produzione di ossigeno, il deposito costituito da serbatoi fuori terra verticali dell’ossigeno liquido e dell’azoto liquido (dove c’è anche il gruppo elettrogeno alimentato a gasolio), l’area del trattamento delle acque reflue e del percolato. Sotto osservazione anche i materiali utilizzati per realizzare l’impianto. I militari hanno acquisito presso gli uffici della Regione tutta la documentazione dell’iter autorizzatorio dell’impianto di Malagrotta, il più grande d’Europa.
Per Cerroni sarebbe tutto un equivoco: «Il provvedimento di sequestro - spiega il presidente del Co.la.ri. - è anche ad avviso dei nostri tecnici frutto di una non corretta interpretazione della normativa di riferimento da parte delle autorità giudiziarie competenti le quali, non condividendo il punto di vista della Regione Lazio, hanno ritenuto che il gassificatore fosse già in esercizio. Invece l’impianto era in pre-esercizio e il previo conseguimento del certificato di prevenzione incendi è necessario soltanto per l’esercizio dell’attività previsto dal 1° gennaio».
Un’opera da sempre contestata il gassificatore di Malagrotta, la cui inaugurazione era già slittata due volte. Non ha mai attirato le simpatie dei comitati di cittadini, della destra, ma neppure quelle di Rifondazione e dei Verdi. Il sindaco Gianni Alemanno auspica infatti un cambiamento nella gestione dei rifiuti a Roma: «Bisogna uscire dalla logica dei monopoli privati - dice - e fare in modo che ci sia sempre maggiore spazio per l’intervento pubblico che garantisca non solo lo smaltimento ma anche una gestione realmente moderna ed adeguata». E se il presidente della Regione Piero Marrazzo si limita a dire che «la priorità ora è la sicurezza di lavoratori e cittadini», ci pensa l’assessore regionale con delega ai rifiuti Mario Di Carlo a difendere l’operato della Pisana: «Il gassificatore è in esercizio provvisorio ed è in funzione da agosto e lo sarà fino a febbraio. Questo lasso di tempo doveva servire anche per la messa a norma di tutte le procedure.

L’impianto anti-incendio c’è, quella che manca è l’autorizzazione anti-incendio che però è già stata avviata».

Commenti