Chiamatela come meglio vi aggrada: maledizione Champions, o maledizione Ibra (nella foto), la sostanza non cambia. Prima di volare a Barcellona, il Milan ha subito un colpo dritto al cuore. Zlatan Ibrahimovic, il suo campione più celebrato ed atteso per il ritorno al Camp Nou, si è fermato e non per un acciacco di poco conto. La prima diagnosi, frettolosamente consegnata alle stampe, ha fatto scattare lallarme rosso: lesione alladduttore destro. «Si tratta di una piccola lesione, meno di un centimetro», il dettaglio aggiunto da Rudi Tavana, il medico del Milan al termine della prima tac effettuata ieri allora di pranzo, squadra con le valigie in mano e lista dei convocati da modificare in corsa. Ma il verdetto è comunque crudele: Ibra fuori dalla Champions, per Barcellona e per chissà quanto altro tempo. «Di sicuro a Napoli non ci sarà» la prima concessione firmata da Allegri. Tra mercoledì e giovedì lappuntamento per definire meglio le dimensioni del ko, la cui ricostruzione è stata filmata e ciò consentirà agli specialisti di capire la dinamica dellincidente.
A poche ore dal viaggio che inaugura il girone di coppa Campioni con le stelline e la nuova edizione della Champions, ecco il fulmine che può incenerire le timide speranze di vedere il Milan risorgere dal pari interno con la Lazio affrontando a viso aperto lesame più atteso e anche più rischioso. Perchè il Barcellona è unarmata autentica, in queste ore, indispettita dal pareggio di San Sebastian e perciò decisa a marcare il proprio territorio. «Visto che è la squadra più forte al mondo e che noi siamo il club più titolato, potremmo definirlo con un pizzico di enfasi il derby del mondo» la frase di Adriano Galliani che ha provato a rincuorare tutto il gruppo, sotto choc dopo aver perso il suo corazziere svedese, rimasto a casa a curarsi («non piangiamoci addosso»). «Niente paura, siamo il Milan» la frase successiva di Allegri che ha lidentico scopo, fare coraggio ai suoi in una sfida che non decide certo la qualificazione ma può deprimere o esaltare lumore dei campioni, depressi oltre che dal pari di venerdì scorso, anche e soprattutto dalla perdita del suo straniero simbolo. É vero: lanno scorso, in Italia, il Milan senza Ibra si lasciò intrappolare solo a Palermo, poi ebbe forza e coraggio per non avvertirne conseguenze sul piano dei gol, dei risultati e perciò dello scudetto puntualmente arrivato.
Senza Ibra, con Inzaghi ed El Shaarawy fuori dalla lista, (ma Pippo non sarebbe stato comunque della serata), è venuto fuori in maniera plastica il limite dellattuale gruppo rossonero: sono pochi, pochissimi i 4 attaccanti indicati allUefa, specie se si tiene conto nella circostanza dellimpossibilità di arruolare Robinho.
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