Cultura e Spettacoli

La maledizione del lettore maniaco

Il fan psicopatico è una specialità americana, ne sanno qualcosa il povero John Lennon e Stephen King, che sul tema dei lettori impazziti (impazziti e pericolosi) ha imbastito racconti e romanzi di successo. Un titolo su tutti: Misery non deve morire. In Italia anche quando ci si ispira a questi modelli tutto finisce inevitabilmente (e fortunatamente) a tarallucci e vino.
Alla presentazione di Nel corpo di Napoli, Giuseppe Montesano si vide arrivare addosso una ragazzona, fisicamente molto simile a un carnoso personaggio del romanzo. Costei salì sul palco e senza chiedere permesso gli strappò il microfono: «Sono venuta da Montepulciano in treno per dirle che il libro è bello ma che lei ha fatto una cosa grave, gravissima: ha fatto finire Zinaida in manicomio. Ma come si è permesso? Zinaida sono io! Anch’io sono bella pienotta, anche a me piace mangiare...». Tutti si misero a ridere e Il Mattino il giorno dopo pubblicò il suo bravo pezzo di colore.
Un altro modello saccheggiato dai lettori (più che altro dalle lettrici) è quello di Attrazione fatale. Il caso riportato da Enrico Brizzi è esemplare. Un giorno, poco dopo l’enorme successo di Jack Frusciante, gli arrivò una busta profumata. Dentro c’era la foto di una bella ragazza in bikini e una lettera che non lasciava spazio all’immaginazione: «Non sottovalutare quanto può essere ospitale la mia bocca». Brizzi, che allora aveva 22 anni (ma anche a 44 anni chi saprebbe resistere a una proposta simile?), fissò l’appuntamento alla stazione di Bologna. Appena scesa dal treno la tipa comunicò di avere lasciato il fidanzato, per essere più libera di vivere la sua storia d’amore con l’autore prediletto. Brizzi cominciò a sudare freddo ma siccome la carne è debole fece quello che avremmo fatto tutti noi: se la portò a casa. Già verso sera i due non avevano più molto da dirsi. Brizzi ruppe il silenzio con una domanda: «Ti accompagno in stazione o ti cerco un albergo?». Lei non la prese bene anzi la prese malissimo, con pianti e strepiti, e il giorno dopo cominciò a tempestare di e-mail minacciose il webmaster del sito dello scrittore: «Voglio far sapere a tutti che razza di uomo è Enrico Brizzi...». Il webmaster cestinò, la cosa finì lì, e comunque sono passati molti anni.
Da questi primi esempi si è capito che gli scrittori sono tampinati quasi sempre da lettrici, e viceversa. Dopo essere apparsa da Marzullo, Teresa Ciabatti ha ricevuto 35 e-mail, tutte di maschi, alcune corredate da foto e da proposte di matrimonio. Lusingata come donna, ovvio, ma scoraggiata come scrittrice: «La prima caratteristica dei miei fan è che non hanno letto i miei libri. La seconda è che non si mostrano interessati nemmeno a leggerli in futuro». Niente avance per Camilla Baresani, di cui forse intimorisce l’aspetto algido, ma anche nel suo caso un pubblico di soli uomini. Lei li chiama presunti lettori perché «vogliono sempre parlare di libri, però di quelli altrui». Per un certo periodo ha dovuto subire gli attacchi verbali di un signore che si firmava Muccapazza28, pseudonimo che almeno segnala una certa consapevolezza dei propri disturbi mentali. Aurelio Picca è fra i molti interpellati l’unico a preferire di essere ammirato come persona, anzi come dandy, piuttosto che come autore. Una donna gli confessò di essersi innamorata di lui pur non apprezzando il suo eccentrico modo di vestire: solo ed esclusivamente per i suoi libri. Picca si offese a morte, quel giorno indossava un cappotto comprato a Londra di cui andava molto fiero.
Fino a qui siamo rimasti in zona aneddoto. I veri casi clinici cominciano ora. C’è una signora che scrive da dieci anni ad Alberto Bevilacqua una lettera alla settimana. Non sono brevi messaggi ma lunghe, elaborate missive di cinque-sei pagine, per un totale di oltre 500 lettere e quasi 3mila pagine. Bevilacqua non ha mai risposto. La signora prosegue imperterrita nel delirante monologo, dichiarandosi convinta che lo scrittore gli risponde da dieci anni attraverso messaggi cifrati contenuti nei suoi articoli che appaiono sui giornali. Alain Elkann racconta di un maniaco che gli scriveva in continuazione (per fortuna ha smesso) ordinandogli di farsi trovare un certo giorno su una certa panchina di una certa piazza di Firenze. Elkann ovviamente non andava all’appuntamento e lo sciroccato lettore ne traeva spunto per scrivere ancora, dando nuovi ordini, nuove istruzioni. Tullio Avoledo è stato contattato da un signore che si è presentato come l’Anticristo. Niente di meno: colui che secondo l’Apocalisse perseguiterà i credenti prima della fine del mondo e sarà sconfitto da Cristo al momento della sua nuova venuta sulla terra. L’Anticristo ha accusato Avoledo di aver saccheggiato la sua vicenda personale per rimpolpare L’elenco telefonico di Atlantide. Lo scrittore di Pordenone ha dovuto giurare che i suoi sono lavori di pura fantasia ma non è bastato, l’Anticristo non l’ha bevuta. Altri strambi sono stati attirati dal particolare romanzesco della gamba imbalsamata, anche questo del tutto inventato (ma loro non ci credono).
Tra i pazzi lettori le reliquie vanno forte: un tizio ha telefonato ad Antonella Cilento per chiederle nome, cognome, indirizzo e numero di telefono della vecchia signora che in Neronapoletano conserva il dito mignolo di Tommaso Campanella. Ma forse era soltanto qualcuno a cui era sfuggita la parola «romanzo» stampata in copertina. Per finire ecco un bel caso di personalità sdoppiata. Sono anni che Nico Orengo riceve terribili e-mail firmate Woland. Insospettito da alcuni dettagli, è stato al gioco per identificare lo stroncatore mascherato. Oggi crede di averlo scoperto, è un critico letterario ligure che in pubblico gli fa mille salamelecchi.

Uno schizofrenico, oppure uno che non ha ancora capito che Internet garantisce l’anonimato solo fino a un certo punto.

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