E Franceschini & C. precipitarono dalla rupe. Orvieto, dopo 60 anni ininterrotti di giunte di centrosinistra, sè tinta di azzurro. Nella storica roccaforte dei nipotini del Pci, di rosso è rimasto soltanto la vergogna di una débâcle difficile da digerire. Antonio Concina, candidato del centrodestra, ha sbaragliato l'avversario Loriana Stella, appoggiata da un pot pourri in salsa falce e martello. Sulla carta era scontato far brillare la «Stella rossa» nel firmamento orvietano, invece Pd, Idv, Sinistra e libertà per Orvieto, Prc e una lista civica «Stella in Comune» si sono prima oscurati e poi spenti come cerini. Già approdare al ballottaggio è stato uno schiaffo che in Umbria ha fatto molto rumore. In una terra dove il Pci-Pds-Ds ha sempre governato con maggioranze bulgare, non risolvere la partita al primo turno è stato uno smacco memorabile. Dagli storici picchi da 67%, già il 6 giugno scorso la candidata di Franceschini era precipitata al 48,6%, tallonata da Antonio Concina, top manager prestato alla politica, che aveva fatto segnare un ottimo 42,7%. Gli altri consensi erano andati a Carlo Tonelli, ex assessore e bandiera dei Comunisti italiani. Facile pensare che il suo 8,7%, pari a oltre mille voti, si sarebbe riversato sulla Stella.
E invece no. Lunedì scorso il verdetto delle urne è stato impietoso e feroce: il Pdl e la lista civica «Orvieto libera» con Concina 55,8%, pari a 7.111 preferenze; Loriana Stella un misero 44,2% pari a 5.632 voti. Il primo ne ha guadagnati un migliaio, la seconda ne ha persi altrettanti. E nella patria dellUmbria jazz per il Pd ha cominciato a suonare la marcia funebre.
A nulla è servita la sfilata di big del Partito democratico, ma non solo, in campagna elettorale. Sono passati di lì Franceschini, Bersani, DAlema, Bindi; ma anche Ferrero, Orlando e Di Pietro. Specie in casa Pd sè cercato inutilmente di nascondere una rissa per bande che ha dilaniato il partito fin dalle primarie. In soldoni: rinnovamento a parole, rassicurazioni di posti e spartizioni di potere nei fatti. Così, lo zoccolo duro di sinistra sè rivelato molle come un budino e alla fine ha scelto il centrodestra. Per cambiare, per affidare il Comune a Concina che seppur dalmata, natali a Zara, a Orvieto cè cresciuto.
È partita da qui la sua brillante carriera che lha consacrato «asso» delle pr: dallIri alla Stet, dalla Telecom alla Rcs. E proprio il suo sapere comunicare è stato l«atout»: «Poche cose ma chiare, questo il mio motto che alla fine ha pagato - riflette il nuovo sindaco -. Ho parlato alla gente e lho ascoltata. Risultato: in campagna elettorale piazze sempre stracolme». Seppur prematura, si può azzardare una lettura sociologica del voto: «Non cè più il voto ideologico.
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