«Rassicurare i mercati al più presto» e «in modo inequivocabile». Non solo «seguendo le indicazioni della Bce» ma anche «blindando» le misure per correggere i conti con la fiducia. In modo che quando domani mattina si riunirà a Francoforte il Consiglio dei governatori della Banca centrale europea «il segnale sia duplice». Sul punto, durante il Consiglio dei ministri, Berlusconi è chiarissimo. Giovedì, infatti, la manovra avrà già avuto il via libera del Senato, atteso per questa sera. Mentre per domani mattina alle nove è in programma un altro Consiglio dei ministri che darà il via libera al ddl costituzionale che prevede la soppressione delle province, il pareggio di bilancio in Costituzione e la riduzione del numero dei parlamentari.
Così, quando inizierà la riunione all’Eurotower che deve confermare il sostegno ai nostri titoli di Stato - alle 15 è prevista la conferenza stampa di Trichet - l’Italia avrà messo nero su bianco le sue misure.
Sulle quali c’è stata una vera e propria sterzata con l’introduzione dell’aumento dell’Iva (dal 20 al 21%), del prelievo per i redditi sopra i 300mila euro e dell’intervento sulle pensioni delle donne nel privato a partire dal 2014. Modifiche volute dal Cavaliere che dopo quasi un mese è riuscito a vincere le resistenze di Tremonti (sull’Iva) e Bossi (sulle pensioni). Modifiche al fotofinish se ancora martedì sera i tecnici di via XX Settembre facevano sapere che la manovra era blindata.
Quel che è cambiato nelle ultime ore, però, è il deciso pressing arrivato dalla Bce. Soprattutto per bocca di Draghi, governatore della Banca d’Italia e futuro presidente dell’Eurotower. È stato lui martedì a parlare a lungo con Napolitano, mentre ieri mattina ha sentito al telefono Letta. Lasciando intendere non solo che le misure dovevano essere più nette e l’intervento più deciso, ma anche che il rating dell’Italia potrebbe essere a rischio. Senza considerare il faccia a faccia mattutino tra Frattini e il capo dello Stato. Con Napolitano che ha detto chiaro al ministro degli Esteri che se non si fosse messo mano alla manovra sarebbe intervenuto una seconda volta con un’altra nota ufficiale.
Il Cavaliere ha ovviamente preso la palla al balzo ritirando fuori dal cassetto quell’intervento sull’Iva di cui parla da tempo. Una misura, tra l’altro, molto ben vista dal presidente della Commissione Ue Barroso che qualche giorno fa aveva chiesto al suo vice Tajani di farsi ambasciatore con Berlusconi sulla necessità di mettere mano all’Iva. Un intervento, spiega il premier durante le diverse riunioni di ieri, che «permette di ottenere un gettito superiore al necessario» tanto che le maggiori entrate dovrebbero essere vincolate a ripianare il deficit proprio per evitare l’ennesimo assalto alla diligenza. Nello specifico che vengano usate per ridurre i tagli agli enti locali. In verità, la partita ancora non è definitivamente chiusa, perché a ieri sera il testo del maxiemendamento su cui il governo ha messo la fiducia era ancora nelle mani dei tecnici del ministero dell’Economia. E se Tremonti vuole vincolare i ricavi dell’aumento dell’Iva al miglioramento dei saldi non tutti - non solo nel Pdl ma anche nella Lega - la vedono come lui. Tanto che ieri in tarda serata c’era chi non escludeva qualche novità in proposito.
Si vedrà oggi, quando il provvedimento arriverà al Senato negli uffici di Schifani. Circostanza, questa, che tranquillizza buona parte dei dirigenti del Pdl visto che, è il senso dei loro ragionamenti, il presidente del Senato potrà verificare in via preventiva se il testo buttato giù stanotte a via XX Settembre è davvero quello concordato con Berlusconi. D’altra parte, spiega in privato il premier, Tremonti «ci ha abituato a simili scherzi». In serata, poi, il voto. Con il governo che ha messo la fiducia.
Necessaria, dice ai suoi Berlusconi, per lo sprint in vista della riunione di domani a Francoforte. Solo con la fiducia, infatti, la manovra sarà approvata già stasera al Senato e, forse, entro fine settimana alla Camera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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