Mao dei Primitives e le calze delle russe

A cura di Giorgio Boatti, Il comunismo portatile. Più di 150 anni di parole che non hanno cambiato il mondo, Rizzoli, 1992, 197 pagine, lire 25mila.
Pagina 44, Letizia Paolotti, 1990: «La mia impressione è che non esiste un dibattito chiaro quanto alla differenza sessuale (...) I sessi sono due. Asimmetrici l’uno all’altro. Uno ha bisogno di pensarci, di essere protagonista del mondo. L’altro bisogna che limiti le sue pretese. Bisogna costringerlo. (...) L’accettazione della parzialità del sesso maschile va verificata. In che modo?».
Pagina 50, l’Unità, 1971: «Ma è proprio vero che queste calze di nailon le donne sovietiche non le hanno?».
Pagina 55, Ellekappa: «A quel tempo cantavamo tutti Contessa, una canzone scritta dal famoso tennista Paolo Pietrangeli e il nostro idolo era Mao dei Primitives».
Pagina 71, Rossana Rossanda, 1991: «Sentii Occhetto dichiarare in una riunione che era meglio leggere Proust di Zdanov».
Pagina 82, slogan parigino, 1968: «Impiccheremo l’ultimo riformista con le budella dell’ultimo burocrate».


Pagina 82, Lenin, 1919: «Le crudeltà della nostra vita, imposte dalle circostanze, saranno capite e giustificate. Tutto sarà capito, tutto!».
Pagina 92, Altan: «“Mio padre non fa che piangere da che son morte le ideologie”. “Digli che si comperi un gatto o un cagnolino”».

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