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Marcia flop degli autonomi Forza Nuova, nove denunce

Un blitz, uno striscione e nove denunce. Il sabato di carnevale e dei cortei politici per i fatti di via Padova comincia con un’incursione di alcuni militanti di Forza Nuova in piazzale Loreto. Si vestono da operai con tuta e caschetto e sui paletti per i lavori appendono un drappo con la scritta: «Lasciate ogni speranza o voi ch’entrate. La giunta Moratti». Distribuiscono volantini ai passanti per avvisarli che stanno lasciando il territorio italiano e per sponsorizzare la campagna di tesseramento ribadendo il loro pensiero: «Prima gli italiani, poi gli immigrati». A metà mattina la Questura fa sapere che nove di loro sono stati denunciati per manifestazione non autorizzata. Salta anche il presidio in piazza Aspromonte che Forza Nuova voleva organizzare alle 14 (e che nonostante la comunicazione arrivata nei giorni scorsi che vietava il raduno, ha continuato a sponsorizzare sul sito per tenere alta la tensione) per motivi di ordine pubblico. Primo fra tutti la concomitanza con altre manifestazioni. Ci sono i centri sociali alle 14.30 che si riuniscono in Stazione Centrale a pochi isolati di distanza dalla destra estrema e poi qualche ora più tardi la manifestazione antimperialista in piazza Cordusio. E nelle vie del centro, la tradizionale sfilata dei carri del carnevale organizzata dal Comune. Mentre le forze dell’ordine continuano a presidiare le zone «calde», piazzale Loreto, il parco Trotter e Aspromonte oltre a seguire i diversi cortei.
Ma fortunatamente al «Samedi Gras multirazziale» organizzato dal gruppo di autonomi libertari Movida Mivida (gli stessi che lo scorso autunno fecero il Botteillon al Parco delle Basiliche) e dall’associazione antirazzista Casa Loca, nessuno sembra aver voglia di creare tensione in città. Il corteo carnevalesco contro il razzismo parte da piazza Duca D’Aosta e sfila per le vie laterali fino a via Zuretti con i carri che aprono la strada a ritmo di musica hip hop e reggae. Ci sono un centinaio di ragazzi, alcuni con il volto coperto da una maschera raffigurante il viso del vicesindaco De Corato e alcuni rappresentanti delle istituzioni cittadine, Muhlbauer e Monguzzi. In mezzo, stranieri che ballano con una scopa in mano, simbolo dei mestieri di badanti o uomini e donne delle pulizia e un gruppo di Latin King. «I lavori che gli italiani non vogliono più fare. E chissà cosa succederà quando il primo marzo ci sarà lo sciopero generale degli immigrati». Si passa davanti al bar di via Zuretti, dove nel 2008 un ragazzo di colore è stato ucciso dai gestori del locale per aver rubato dei biscotti. La marcia si ferma per alcuni minuti in un applauso corale, alcuni residenti affacciati alle finestre si aggiungono ai manifestanti. L’unico momento di contestazione è poco più avanti, di fronte al civico 42. Da un balcone al quinto piano, sventola una bandiera con una croce celtica. Il corteo solleva lo sguardo verso l’alto e comincia a urlare slogan contro i razzisti e i fascisti. «Fuori da questa città, non li vogliamo», scandiscono ai megafoni. Mentre dalle retrovie rimbomba il coro: «Siamo tutti milanesi, tranne i poliziotti e i razzisti» e qualcuno imbratta i muri con lo spray con la scritta: «Abba vive, Milano Antifa».

Sono le quattro e mezzo e in piazza Cordusio, c’è il raduno di più di 300 militanti antimperialisti che manifestano la loro solidarietà con i popoli palestinese, basco e curdo. Tra loro anche alcune sigle della sinistra radicale e i centri sociali. Ma a parte sei uova lanciate contro la sede del turismo spagnolo, tutto fila liscio. E Milano almeno per un giorno, tira un sospiro di sollievo.

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