Il mare e le balene tristi del Nobel Le Clezio

Sulle orme di Conrad, Melville ed Hemingway, lo scrittore francese, vincitore del premio nel 2008, rinnova lo squallido rapporto di forza tra l'uomo e l'animale sullo sfondo del mare. Un braccio di ferro che mostrerà come la violenza dell'essere umano sia la peggiore

Puzza di morte e di sconfitta «Il posto delle balene» (Donzelli editore, Wallpapers, pp. 59, euro 13.50) favola triste del premio Nobel 2008 per la letteratura, J.M.G Le Clezio. Puzza di morte, quella infida e innocente degli animali. Puzza del mare che si tinge di sangue. Puzza di crudeltà. Quella degli uomini che se ne approfittano e fanno scempio e mattanza di un esercito di balene innamorate. Tanto accecate dal sentimento, da non saper riconoscere l'arma dei bucanieri. Già, i bucanieri. Perché si chiamano così le carogne vestite da uomini, che sognano di farsi ricchi a spese dei cetacei. Al crocevia tra Melville e Conrad, con echi dell'Hemingway del «Vecchio e il mare», «Il posto delle balene» evoca quel braccio di ferro tra l'uomo e le acque, eterna battaglia di chi sa maramaldeggiare su chi non sa difendersi.
Perché l'animale sa essere violento per fame, mentre l'uomo sa essere violento. E basta. Perché la balena sa amare e come colui che ama, sogna l'amato bene perdendo di vista il resto. Quel tanto, quell'infinito o quel pochissimo che è comunque il suo cuore. E la sua vita. E per questo è più vulnerabile. Per questo è più esposto. Per questo è la vittima designata. Anche se è un animale. E non conosce le regole dell'uomo. In agguato per tutto. E contro tutto. Anche le balene. Innocenti a dispetto della mole.
«Il posto delle balene» è anche il segno del confine, della frontiera. Laddove tutto è possibile. Laddove qualunque sogno è possibile. Cercare l'oro o trovare fortuna. Arricchirsi sulle spalle delle balene. E prosperare nei villaggi tra carpentieri e prostitute. Nell'epoca felice in cui la mattanza assomiglia a una festa. E, come tutte le feste, non ha capo né coda. Un luogo mitico di cui l'America favoleggia da tempo e di cui si illude di trovare la spiaggia della felicità. Sono invece le balene a trovare la spiaggia della morte, ma l'uomo si accorgerà, alla fine dello sterminio, che quella orrenda battaglia non l'ha vinta nessuno. Delle balene sono rimaste soltanto le innocui e innocenti carcasse a testimoniare uno scempio, che solo l'uomo è capace di compiere. E dei bucanieri non c'è più l'ombra.

Sono tornati a essere quel guazzabuglio di spiantati con le tasche ormai vuote. L'ambiente e l'uomo. L'ennesimo scontro all'interno di un labirinto nel quale l'essere umano riesce sempre ad uscire dando una pessima prova di sé. Anche nella fantasia.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica