In Marocco trionfa Davies È l’ora dei «first winner»

Non c’è che dire, il Tour europeo sta vivendo un momento di vero rinnovamento. Accanto ai big affermati e di livello ormai mondiale saltano fuori dei giovani davvero dotati che lasciano prevedere un futuro radioso per il golf professionistico del Vecchio continente.
Ultimo caso quello del ventiquattrenne gallese Rhys Davies, quarto lo scorso anno al Gran final del Challenge Tour e che in Marocco nel Trophee Hassan II ha colto meritatamente e già con il piglio del giocatore maturo il suo primo successo sul Tour maggiore. È il quarto «first winner» della stagione ma sul percorso del Royal Dar Es Salam, disegnato da Robert Trent Jones è stato implacabile negli ultimi due giri. Onestamente tutto sembrava finalmente volgere a favore del sudafricano Louis Oosthuizen, più volte secondo nel corso della sua pur breve stagione sul Tour ma considerando insieme a Scharwtel l’erede naturale di Els e Goosen, ma ancora una volta gli è sfuggita la vittoria piena anche se stavolta non per timore come in altre occasioni ma per l’implacabilità del gioco del giovane Davies. È vero che il sudafricano all’inizio delle ultime nove buche aveva accumulato tre colpi di vantaggio - arrivando ad un 24 sotto il par - e che ha poi dovuto subire due bogey ma Davies per nulla intimorito di giocare con un professionista ben più esperto di lui non si è lasciato intimidire ed ha giocato le ultime sei buche sempre all’attacco - giovanile irruenza o classe innata? - mettendo in difficoltà ed in affanno il sudafricano che sul finale ha - sconsolatamente - mollato, lasciando la vittoria a Rhys che già nel recente Malaysian Open aveva dato prova della sua valenza golfistica terminando al terzo posto. Ora il giovane gallese figura - con i 219.000 euro vinti in Marocco - al dodicesimo posto nella Race Tod e questo la dice lunga sui rincalzi che stanno arrivando sul Tour europeo. Al terzo posto appaiati il francese Thomas Levet, il sudafricano (è il loro momento!) Thomas Aiken, il finlandese Illonen e lo spagnolo Garrido e tutti hanno avuto ad un certo momento la possibilità di tirare la volata al titolo.
Unico italiano in campo il nostro Francesco Molinari che dopo essere stato in seconda posizione (giro in 66) dopo le prime 18 buche e poi sceso all’ottavo posto nel secondo e terzo round per terminare comunque decimo e risalire in trentesima posizione nell’ordine di merito europeo. Un Francesco perfetto nel gioco lungo ma che sta attraversando un momento - speriamo passeggero - di crisi sui green. Il fratello Edoardo ha preferito restare negli Stati Uniti dopo il torneo di Doral perché settimana prossima giocherà - invitato - all’Harnold Palmer Invitational di Bay Hill e la strategia dei fratelli d’Italia sembra palese per quanto riguarda la loro speranza di entrare nella squadra europea di Ryder Cup. Nel world ranking attualmente Edoardo è settimo tra gli europei e dunque preferisce - quando può - giocare negli Stati Uniti dove i montepremi sono più ricchi e di conseguenza anche i punti per la Ryder. Francesco - d’altro canto - è dodicesimo tra gli europei in corsa per la Ryder Cup in base all’ordine di merito europeo e sul questa logica giocherà in Europa anche questa settimana nell’Open di Andalusia (da giovedì ore 15.30 in diretta su Sky Sport 3) torneo al quale sarà presente anche Emanuele Canonica grazie ad un invito da parte degli organizzatori.


Notizia in breve dal Tour americano: Jim Furyk - campione open degli Stati Uniti nel 2003 - è tornato alla vittoria nel Transitions Championship in Pennsylvania dove ha prevalso per un colpo sul coreano K.J. Choi. Terzo Bubba Watson davanti a Nick Watney e al sudafricano Retief Goosen. A Furyk una prima moneta di 962.000 dollari per questo suo quattordicesimo successo sul circuito americano.

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