Maroni: "Il centrodestra unito riparte dalla Lombardia"

Il governatore propone un laboratorio per ricostruire il fronte dei moderati e sconfiggere la sinistra di Renzi. Da Forza Italia risponde Toti: "Ripartiamo uniti"

Maroni: "Il centrodestra unito riparte dalla Lombardia"

Il centrodestra deve ripartire dalla Lombardia. A chiederlo il governatore leghista Roberto Maroni che annuncia per settembre un laboratorio per ricostruire il grande fronte dei moderati. Un altro tassello importante che si va ad aggiungere agli altri dopo che l'ex premier Silvio Berlusconi aveva auspicato il ritorno a una grande alleanza in grado di sconfiggere la sinistra e l'ondata Renzi nelle ormai non così lontane elezioni amministrative come quelle in programma per esempio nel Veneto a primavera, ma anche nel caso di un'improvvisa accelerazione delle frizioni nel governo che porterebbero inevitabilmente ad elezioni politiche anticipate.

Per questo il messaggio di Maroni riveste una particolare importanza. Immediatamente colta dal consigliere politico ed europarlamentare di Forza Italia Giovanni Toti che ha twittato: «Bene Roberto Maroni il centrodestra riparta unito dalla Lombardia. Subito un cambio di marcia per ripartire da qui». Qualcosa di più di semplici prove di riconciliazione. E il chiaro segno che Maroni dopo essersi dedicato principalmente al governo della Lombardia, ha ora intenzione di assumere nella Lega e nel dibattito istituzionale un ruolo più politico, togliendo inevitabilmente qualche spazio al segretario federale Matteo Salvini che per un po' è stato l'unico volto del Carroccio sul palcoscenico nazionale.

«In Lombardia ci sono le condizioni perché la coalizione di centrodestra possa tornare a essere competitiva». Chiaro l'obiettivo spiegato da Maroni nel tradizionale appuntamento per salutare giornalisti e assessori prima delle vacanze estive al trentanovesimo piano di Palazzo Lombardia.

«Qui e non altrove: voglio che la Lombardia diventi in autunno il punto di riferimento di tutte le forze che non si riconoscono nella sinistra e nel renzismo che vuole trasformare la politica in un rapporto diretto fra Palazzo Chigi e cittadini cancellando tutto quello che c'è in mezzo». Chiaro il riferimento a una riforma istituzionale che non piace alla Lega, come testimoniano le bagarre al Senato di questi giorni.

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