Maroni: "Presidenti di seggio, niente furbate"

Il Guardasigilli: "E' un diritto non ritirare la scheda e per i leghisti è anche un dovere". Protesta il presidente del comitato referendario Guzzetta: "Queste sono gravi intimidazioni"

Maroni: "Presidenti di seggio, niente furbate"

Milano - Il referendum sulla legge elettorale del 21 giugno, contro cui si batte la Lega Nord, è stato uno dei temi del raduno del Carroccio a Pontida. Era prevedibile, ma pochi si sarebbero aspettati l’invito "a non fare i furbi" che il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha rivolto ai presidenti di seggio. "Attenzione - ha scandito il titolare del Viminale - a non sbagliare. Chi vota per il ballottaggio dove ci sono candidati nostri deve andare e dire subito di non voler ritirare la scheda del referendum. Darò istruzioni precise ai presidenti di seggio perché non facciano i furbi e farò mettere cartelli chiari. È un diritto non ritirare la scheda e per i leghisti non solo è un diritto ma un dovere".

Guzzetta: valutiamo un esposto "Il sondaggio di Mannheimer di oggi parla chiaro: un italiano su due non sa nemmeno che ci sarà un referendum il 21 e 22 aprile. Ciò è frutto di un boicottaggio sistematico attuato in tutti questi mesi con lo scopo di far fallire il referendum". È la denuncia del presidente del Comitato promotore del referendum, Giovanni Guzzetta, che sta valutando "la presentazione di un esposto alla Procura della Repubblica nei confronti del ministro dell’Interno, Roberto Maroni". "La televisione di Stato - prosegue - ha brillato finora per la propria latitanza, e noi chiediamo che in questi ultimi giorni si operi per compensare gli italiani per questo furto di informazione. L’obiettivo del boicottaggio ha raggiunto ieri livelli scandalosi, allorché il ministro Maroni, nella sua qualità di titolare del Viminale, ad un comizio della Lega ha lanciato intimidazioni contro i presidenti di seggio ed ha dichiarato che astenersi per i leghisti è un dovere. Questo comportamento è scandaloso perché il responsabile più importante del procedimento elettorale e referendario non può dire a chicchessia che cosa debba fare. Da parte del ministro dell’Interno indurre all’astensione qualsiasi cittadino costituisce un comportamento illecito, e noi stiamo valutando la presentazione di un esposto alla Procura della Repubblica nei suoi confronti".

La cultura del ricatto "Mi auguro - conclude Guzzetta - che in questo Paese assuefatto ad ogni sorta di sopruso vi siano ancora cittadini e rappresentanti delle istituzioni capaci di indignarsi per un simile comportamento. La Lega è liberissima di non volere il bipartismo e di difendere i partiti dei nominati, ma non può utilizzare uomini che rappresentano i massimi livelli delle istituzioni come testa d’ariete per il suo scopo di boicottare il referendum. Con il bipartitismo questa cultura nefasta del ricatto verrà spazzata via. È per questo che oggi invitiamo con ancora più forza gli italiani ad andare a votare il 21 e 22 giugno ed a votare tre bei sì".

Calderoli La Lega, comunque, va giù durissima sulla consultazione popolare. "Se passasse - dice il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli - sarebbe la morte della democrazia".

Amministrative Mentre gli effetti del "patto di Arcorèe"tra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il Senatur Umberto Bossi che prevede che il Pdl non faccia campagna sul referendum a fronte di un sostegno leghista ai ballottaggi comincia a mostrare i suoi effetti. Il candidato del centrodestra alla Provincia di Milano Guido Podestà fa sapere che non prenderà la scheda del referendum. Podestà che, per Calderoli, "rappresenta il simbolo della battaglia che dobbiamo fare e dobbiamo vincere nei ballottaggi di domenica prossima".

La Russa E anche il coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa, spiega che andrà a votare sì, anche se - aggiunge - la priorità sono i ballottaggi. Intanto, il Pd continua a tenere il "low profile" nella campagna sul referendum.

D'Alema L’ex premier Massimo D’Alema,

ospite di "In mezz’ora", ribadisce la linea del sì in chiave di riforma anche se, allarga le braccia, che vinca il sì "dopo la ritirata di Berlusconi suggerita dalla 'guardia pretoriana' Bossi, mi pare difficile...".

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